Morte di Antonio Stano, sconto in Appello alla banda degli “orfanelli”

Morte di Antonio Stano, sconto in Appello alla banda degli “orfanelli”
Sconto di pena nel processo di appello sulla morte di Antonio Cosimo Stano, il 66enne manduriano vessato dalla banda dei cosiddetti «orfanelli» dal nome della chat...

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Sconto di pena nel processo di appello sulla morte di Antonio Cosimo Stano, il 66enne manduriano vessato dalla banda dei cosiddetti «orfanelli» dal nome della chat dove diffondevano i video delle loro violenze fisiche e psichiche nei confronti dell’uomo affetto da disagi psichici.

La sentenza

I giudici del Tribunale della Corte d’appello di Taranto si sono espressi sui ricorsi presentati dai tre maggiorenni della gang riformando e riducendo la sentenza del primo grado. Sono stati condannati a 8 anni e 8 mesi il 21enne Gregorio Lamusta e il 25enne Antonio Spadavecchia e a 7 anni e 4 mesi il 21enne Vincenzo Mazza. Il giudice di prima istanza Vilma Gilli aveva inflitto 10 anni per i primi due e 8 anni e 8 mesi al terzo. Confermata per tutti l’imputazione di tortura con l’esclusione dell’aggravante della morte dell’uomo come diretta conseguenza di quelle violenze «portate avanti con inaudita crudeltà» da più ragazzi, undici minorenni e tre maggiorenni, tutti riuniti in gruppi. 

In primo grado l’accusa affidata al sostituto procuratore Remo Epifani aveva chiesto venti anni di carcere a testa, il massimo della pena prevista. Il collegio difensivo dei tre imputati era composto dagli avvocati Armando Pasanisi, Franz Pesare, Lorenzo Bullo e Gaetano Vitale. Per i minori coinvolti si è già espresso il Tribunale per i minorenni di Taranto concedendo loro l’affidamento dei servizi sociali per un periodo da due a tre anni prima della possibile estinzione della pena. I due procedimenti si sono svolti con il rito abbreviato che ha permesso agli imputati lo sconto pari ad un terzo della pena prevista. Gli episodi di violenza e di abusi tra i più cruenti che le cronache del posto ricordino, sono venuti alla luce agli inizi di aprile del 2019, vere e proprie scene dell’orrore con il 66enne circondato, deriso e picchiato in strada ed anche nella sua abitazione diventata terreno di divertimenti per i bulli. Uno stato duraturo e continuo di sopraffazioni terminato il 23 aprile del 2019 con la morte dell’uomo avvenuta dopo una decina di giorni di ricovero nella rianimazione dell’ospedale Giannuzzi di Manduria. A causare il decesso fu una emorragia gastrica che secondo le due procure tarantine, quella ordinaria e per i minorenni, era la diretta conseguenza delle violenze subite. 

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Quotidiano Di Puglia