«Mi pare che da questo tavolo al Mise escano tutti insoddisfatti, confermando quello che sospettavamo: nessuno avrebbe potuto prendere alcuna decisione oggi». Rinaldo...
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Che si faccia in fretta, soprattutto. «I momenti di trasparenza, di coinvolgimento e di ascolto - prosegue Melucci - si fanno quando una trattativa è ai nastri di partenza, non quando un intero paese sta chiedendo di assumere la responsabilità di una decisione. Sono molto rammaricato e preoccupato. Tutto questo serve solo a inasprire il clima della mia città, a favore solo di chi non sa come rapportarsi con il proprio elettorato, chiaramente deluso, come di chi è in perenne campagna elettorale». Melucci sollecita Di Maio, ricordando quanto il M5s ha promesso a Taranto prima delle elezioni di marzo. Il tempo scorre. «Leggo che dopo l'Anac, vorrebbe trasmettere le carte all'Avvocatura dello Stato e alla Procura della Repubblica. Legittimo, ma il tempo passa. Avevo avuto assicurazione di contatti istituzionali e collaborazione chiara, rapida e fattiva. E invece, nessuna risposta alle mie telefonate e email, fino ad arrivare a questa convocazione che, come facilmente prevedibile, nulla ha prodotto».
L'auspicio del primo cittadino è che «si torni presto e seriamente a lavorare, nel rispetto di scadenze e criteri previsti da una gara pubblica, sulla migliore tutela dell'ambiente e della salute dei tarantini e sul migliore piano occupazionale possibile. Il sindaco è disposto a non tenere conto delle minacce inopportune del ministro. Sull'Ilva si gioca tutta la credibilità del Governo e la tenuta di una grande parte del Paese». Poche ore prima Melucci aveva ribadito che a un passo dal definire questa vicenda «non si può continuare a cincischiare. Vogliamo escludere che qualcuno abbia l'obiettivo di buttare a mare la trattativa». La proposta avanzata è di insediare a Taranto un tavolo «serio, per continuare il lavoro duro che si è fatto durante l'ultimo anno».
Nessuna contrapposizione, assicurano, ma «ma serve un metodo non un capro espiatorio da sacrificare in vista di scelte impopolari». Tamburrano ha fatto riferimento all'abbreviazione dei tempi d'attuazione dell'Aia, all'occupazione totale dei lavoratori, al diritto alla salute da garantire. In attesa che Di Maio venga a Taranto a confrontarsi con il territorio. Occorre accelerare, insiste invece Cesareo, per tenere in vita la fabbrica, anche se non a qualsiasi condizione. Una di queste condizioni è la sicurezza degli impianti, e Cesareo manifesta preoccupazione a riguardo. «Il tempo dell'attesa è finito, non ne abbiamo più: non ce l'ha lo stabilimento, non ce l'ha la nostra comunità, non ce l'hanno le imprese e i nostri lavoratori». Nello scenario attuale, ricordano infine sindaci, enti e sindacati, si dovrebbero riattivare a Taranto alcuni strumenti, come quelli del Cis, che danno una prospettiva futura alla città non legata solo all'acciaio. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia