Omicidio del 21enne, il ciclista "coraggioso" chiede aiuto a un passante. «C'è un cadavere», ma l'automobilista va dritto per la sua strada

Omicidio del 21enne, il ciclista "coraggioso" chiede aiuto a un passante. «C'è un cadavere», ma l'automobilista va dritto per la sua strada
Tra le tante reticenza che avrebbero reso più complesso il lavoro degli investigatori che indagavano sulla morte violenta avvenuta a Manduria del ventunenne di etnia rom,...

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Tra le tante reticenza che avrebbero reso più complesso il lavoro degli investigatori che indagavano sulla morte violenta avvenuta a Manduria del ventunenne di etnia rom, Natale Naser Bahtijari, l’unico a dimostrare invece senso civico e buon coraggio è stato il manduriano che per primo, la mattina del 23 febbraio scorso, ha scoperto il corpo senza vita del ragazzo non esitando a chiamare i carabinieri. 

Il racconto

L’uomo, di 63 anni, che vive con quello che ricava dalla raccolta di ferro vecchio, dopo la shoccante scoperta ha ricevuto anche un deciso rifiuto da un automobilista rimasto sconosciuto che aveva fermato chiedendogli un sostegno. «Ho fermato una Fiat Uno di colore bianco guidata da un giovane che quando gli ho chiesto se poteva chiamare la polizia, ha fatto un gestaccio con il braccio ripartendo di corsa», racconterà il testimone.

Il manduriano ha ricostruito così quel macabro ritrovamento. Intorno alle 8 del mattino del 23 febbraio scorso, l’uomo, a bordo di una bicicletta, si è diretto nel piccolo casolare di campagna di sua proprietà per dare da mangiare ai cani. Per raggiungere la casetta rurale bisogna percorrere il cavalcavia della Bradanico Salentina dove si sono consumate le parti finali del delitto e dove era stato gettato il corpo del povero Natale Naser. Appena superato il ponte, nel guardare ai bordi strada in cerca di materiale ferroso che avrebbe poi raccolto, il manduriano ha visto qualcosa che lo ha costretto a fermarsi.

«Ho notato vicino ad un cespuglio il corpo di un uomo di giovane età che giaceva su un terrapieno scosceso». Il 63enne, per accertarsi meglio di quanto aveva visto dall’alto, sempre a bordo della stessa bicicletta si è recato sotto il ponte dove ha potuto verificare che non si era sbagliato. Non sapendo cosa fare, non avendo un telefono cellulare, ha cercato aiuto ad un automobilista che transitava sulla complanare della superstrada chiusa al transito perché mai ultimata. «Chiama la polizia perchè c’è un uomo che è morto», ha detto il ciclista che per tutta risposta ha ricevuto «un gestaccio con il braccio» dall’automobilista che si allontanava di corsa in direzione Sava.

Ecco cosa ha fatto

È toccato al coraggioso ferrivecchio, a quel punto, imbracciare la bici e tornare di corsa a casa da dove ha chiamato le forze dell’ordine. E non è finita lì perché l’uomo, sempre pedalando, è tornato sul posto per farsi trovare dai carabinieri e indicare loro il punto preciso del ritrovamento. La stessa disponibilità non è stata dimostrata da altri testimoni, ancora più preziosi del ciclista, che secondo chi indaga sull’omicidio si sarebbero girati dall’altra parte proprio nei momenti in cui avveniva il pestaggio del ventunenne leccese. Gli investigatori, ad esempio, non credono (e lo riportano agli atti dell’inchiesta), che il titolare del pub dove sarebbe avvenuto il primo incontro tra la vittima e due dei tre indagati per l’omicidio, non abbia riconosciuti i due manduriani arrestati e che anzi avrebbe cercato di nascondere le tracce della violenta aggressione, con il ferimento, avvenuta all’interno del locale. Nessuna segnalazione sarebbe inoltre venuta da altre persone, si presume giovani, che, secondo il racconto del titolare del bar, si trovavano all’esterno del locale quando la vittima, ormai ferita e sanguinante, veniva trascinata verso la vicina piazzetta dove era in attesa il terzo indagato a bordo dell’auto. 

Inutili sarebbe state anche le richieste di aiuto di Natale Naser che in quel frangente cercava di fuggire intuendo la sua imminente fine. Ad ascoltare quelle grida disperate, è stata invece la microspia dell’antimafia leccese montata sull’auto dei tre sospettati che erano da tempo sotto indagine per un traffico di droga tra Lecce e Manduria.

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Quotidiano Di Puglia