Il messaggio di Pasqua dell’Arcivescovo di Taranto per una vita nuova della città

Il vescovo Santoro alla processione dei Sacri Misteri
La forza trasformatrice del messaggio di Pasqua, destinato a tutti e ad ognuno, come chiave di interpretazione dell’esistenza, anche dinanzi alle sfide e alle...

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La forza trasformatrice del messaggio di Pasqua, destinato a tutti e ad ognuno, come chiave di interpretazione dell’esistenza, anche dinanzi alle sfide e alle difficoltà dell’oggi. L’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, rivolge così gli auguri agli abitanti di terra jonica, e ai cittadini di Taranto in particolare, che - al di là dell’essere cristiani, credenti o non credenti - proprio nelle scorse ore, come ogni anno, hanno saputo farsi comunità radunata attorno ai Riti della Settimana Santa.

La lettera

«Qual è - chiede il vescovo nella sua lettera - il vero messaggio della Pasqua, al di là dell’invito alla speranza, alla solidarietà, all’impegno con gli ultimi, alla lotta contro le ingiustizie? Cose tutte che si proclamano anche senza la fede cristiana». 
Monsignor Santoro sottolinea così lo specifico della fede cristiana: «È l’annuncio che con la risurrezione di Gesù Nazareno la morte è stata sconfitta e che il nostro destino non è “l’infinita vanità del tutto”». Il messaggio cristiano non è, dunque, un sapere riservato ai dotti, ma - sottolinea l’arcivescovo, collegandosi all’attualità della cronaca - «per le persone comuni che piangono la morte dei loro cari; per chi ha visto i propri figli affogati nel Mediterraneo e desidera la carezza di una consolazione». 
Il vescovo evidenzia poi che «il mattino di Pasqua è avvento qualcosa di definitivo: dentro la nostra storia c’è un punto definitivo, il Crocifisso e Risorto che illumina tutto il resto». E così, «le lacrime dell’Addolorata e di tutte le mamme e dei papà che perdono i figli ci sono ancora, ma la vittoria del Signore tocca il tempo e la comunica alla Maddalena, agli apostoli, e da loro a noi, come un flusso di vita inarrestabile». È la Chiesa a continuare nella storia l’opera salvifica di Gesù e il papa - ricorda il vescovo - «testimonia oggi che questa vita nuova è per tutti, fonte di misericordia, di solidarietà, di pace, anche nelle contraddizioni del presente».
Anche nel discorso del Venerdì Santo, pronunciato durante la processione dei Misteri dal balcone della chiesa Maria Santissima del Monte Carmelo, l’arcivescovo ha avuto parole di incoraggiamento per i tarantini: «Che aspettiamo quindi fratelli e sorelle a cambiare vita, a batterci per la civiltà dell’amore qui a Taranto?».

L'ambiente

Il vescovo ha fatto poi riferimento alla necessità di tutelare la salute, custodire il creato e salvaguardare l’occupazione, temi che moltissimo lo hanno visto impegnato in questi anni: «Non nascondo che mi sarebbe piaciuto vedere risolte le emergenze più gravi, a partire da quella ambientale, il tempo nuovo indicatoci da papa Francesco nella Laudato si’. Purtroppo, ci sono ancora tanti disoccupati e tanti lavoratori in cassa integrazione». Il vescovo, pur non citando espressamente la vicenda del logo, raffigurante il sole ed una sedia sdraio, sulla lettera con cui ai lavoratori dell’ex Ilva è stato comunicato l’inizio della cassa integrazione, ha affermato: «Non si può ironizzare in modo irrispettoso di chi dovrà vivere con un salario ridotto». Il pensiero dell’arcivescovo è andato poi ai giovani, costretti ad emigrare per vedere un futuro degno. «Per questo obiettivo - ha detto - la strada maestra è quella dell’ecologia integrale, quella in cui lo sviluppo è tale solo se contempla la cura dell’ambiente, la sicurezza e la salute dei lavoratori e dei cittadini; sono queste le dimensioni dentro le quali dobbiamo muovere i nostri passi rinnovati».


Monsignor Santoro ha, infine, indicato a tutti il fondamento di ogni cambiamento: «Non può esservi una società giusta senza individui che vivano onestamente e che nelle proprie scelte personali non decidano di perseguire il bene comune alla luce del Vangelo». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia