Temperature record, sovrapproduzione di cozze in uno spazio insufficiente e coltivazioni che vengono spostate da una parte all’altra. Sono queste le principali cause della...
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«Questo stato delle cose, comporta, oltre alla compromissione dell’immagine del prodotto locale, un ulteriore sforzo per i mitilicoltori, costretti a spostare i mitili nel Secondo Seno e andando a sovraccaricare la produzione preesistente». Il sovraccarico, a sua volta, ritarda la maturazione del prodotto e la vendita ai mesi più caldi dell’anno, e, considerata la scarsa dinamicità delle acque del Secondo seno, si sottopongono le produzioni alle alte temperature e quindi alla morte dei bivalvi allevati. Una catena che finora ha fatto danni incalcolabili. «È quindi indispensabile trovare soluzioni efficaci, che permettano ai lavoratori di allevare e di garantire un prodotto di qualità, prima tra tutte, la bonifica del primo Seno, che ne permetterebbe di nuovo il pieno utilizzo. Constatiamo però con profondo rammarico che, a quattro anni dalla nomina del commissario straordinario per le bonifiche, questa opzione non è mai stata contemplata», ha affermato.
È sfumato il trasferimento anche nel Mar Grande, a causa della carenza di mezzi, impianti, e idonee protezioni, sia dai predatori marini (ad esempio le orate, che si nutrono dei molluschi), sia dai furti da parte di malviventi. «Ancora una volta quindi, è la categoria dei mitilicoltori a dover soccombere, abbandonata dalle istituzioni che non mettono a disposizione alcun tipo di aiuto per nessuna delle problematiche della categoria», concludono Palumbo e Bisignano. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia