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Lo Stato valuterà la possibilità di un soccorso finanziario ad Acciaierie d'Italia, sotto forma di garanzie, per permettere all'azienda di superare la grave crisi di liquidità che l'affligge. Si ipotizza un intervento da un miliardo. Inoltre, il ministero del Lavoro invierà nel siderurgico di Taranto gli ispettori per verificare se c'è rispondenza tra ricorso alla cassa integrazione e investimenti annunciati e posti alla base della stessa richiesta di cassa.
Sono le due notizie che emergono dal vertice di ieri pomeriggio al Mise su Acciaierie d'Italia, ex Ilva. Con i ministri Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico) e Andrea Orlando (Lavoro), si sono ritrovati l'azienda (col presidente Franco Bernabè e l'ad Lucia Morselli), i sindacati, le Regioni che ospitano gli impianti ex Ilva e Confindustria.
Problema liquidità
Pone il tema della liquidità l'ad Morselli quando afferma che «stiamo producendo tutto il possibile con questa situazione finanziaria e stiamo lavorando per avere la finanza sufficiente al ramp-up previsto». Morselli fornisce poi altri dati: «Ben 800 Fte sono stati impegnati in attività di manutenzione nel 2021».
Lo esplicita il ministro Giorgetti quando dice che «è emerso con chiarezza, per stessa ammissione dell'azienda, che oggi, nelle condizioni date, quello che preclude la possibilità di lavorare al massimo potenziale, è un problema di liquidità, è un problema finanziario. Le navi non attraccano nel porto di Taranto - prosegue il ministro a proposito dello scarico delle materie prime - perche quest'azienda non è nelle condizioni di finanziare il circolante. C'è stato uno sforzo con la garanzia Sace per quanto riguarda il finanziamento bancario ma purtroppo è una parte molto inferiore rispetto al necessario». Servono altri soldi quindi. E come fare? «Se noi miracolosamente domani riusciamo a garantire, attraverso le istituzioni dello Stato, un miliardo di garanzie di finanziamenti, la situazione può migliorare per quanto riguarda la produzione e i pagamenti dei fornitori?», si chiede Giorgetti. Ed è evidente che dietro questa domanda c'è anche la possibile soluzione a cui sta pensando il ministro. «Io e il ministro Orlando purtroppo non siamo ministri dell'Economia e delle Finanze, non abbiamo doti taumaturgiche, però quello che mi sento di dire è lasciamo perdere ordinanze, sentenze, e forse arriviamo ai 5,7 milioni di produzione».
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Quotidiano Di Puglia