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Due interventi per una spesa complessiva di 55,8 milioni di euro per il potenziamento dell’attività di depurazione dell’impianto di Taranto Gennarini e per la realizzazione, nel medesimo impianto, di serre solari per il trattamento dei fanghi.
Il progetto
Il consiglio di amministrazione di Acquedotto Pugliese nei giorni scorsi ha approvato le azioni di miglioramento del processo di depurazione del terzo depuratore più grande della Puglia, che sorge lungo la strada che collega Taranto a Talsano, destinando le risorse necessarie all’ammodernamento. In particolare, 37 milioni saranno destinati al potenziamento dell’impianto e al trattamento delle emissioni odorigene.
Si tratta di un fitto piano di attività volto ad aumentare la capacità di depurazione dell’impianto, che passerà dagli attuali 100mila abitanti equivalenti a 252.300 e, al contempo, a potenziare il sistema di trattamento dell’aria, fino all’adeguamento del depuratore al rilascio delle acque per il riuso agricolo.
La seconda linea di interventi approvati riguarda la realizzazione delle serre solari, per un valore di 18,8 milioni di euro.
I progetti
I due progetti finanziati da Aqp si aggiungono a quello definitivo dell’importo di 15 milioni di euro, già sottoposto a «procedimento autorizzatorio unico regionale», che riguarda la condotta sottomarina a servizio del depuratore Gennarini. Dopo oltre vent’anni di attesa dovrebbe entrare in esercizio a giugno 2025, a conclusione dei lavori che partirebbero nella primavera 2024.
La nuova condotta di recapito finale a partire dall’impianto di spinta, realizzato ex novo nella stessa area di quello esistente, coprirà una distanza dalla linea di costa di circa 2 chilometri. L’opera, costituita da un tratto di avvicinamento a mare e dalla condotta sottomarina, consentirebbe di risolvere i problemi che si trascinano avanti da tempo.
Negli anni le segnalazioni dei cittadini si sono più volte ripetute rispetto alle condizioni dell’impianto di depurazione e affinamento Gennarini, di proprietà comunale e gestito dall’Aqp, che serve larga parte della città. L’impianto, come noto, sversa le acque trattate in mare, attraverso una condotta interrata e poi sottomarina posta al largo della località balneare di Lido Bruno a San Vito. Il malfunzionamento e l’inadeguata manutenzione in passato sono stati tali da comportare un sequestro per episodi di inquinamento marino da parte del personale del nucleo difesa mare della Capitaneria di porto di Taranto.
Ora che l’Aqp ha autorizzato e finanziato le due opere (più una terza a breve, relativa alla condotta sottomarina), si apre una nuova fase storica che potrebbe rilanciare l’impianto e il suo utilizzo a beneficio del territorio e degli agricoltori (ne riferiamo in altro articolo). Proprio nel campo della depurazione Aqp è stata pioniera in Italia e in Europa: oggi gestisce 184 depuratori in Puglia, un parco impiantistico tra i più grandi ed evoluti sul piano nazionale in termini di tecnologie impiegate e della qualità del risultato.
Le acque rilasciate, infatti, provengono dall’utilizzo della combinazione della tradizionale tecnologia a fanghi attivi e quella a membrana e disinfezione con raggi ultravioletti. Gli impianti di depurazione restituiscono le acque reflue urbane all’ambiente chiare e inodore, grazie a un lungo processo di trattamento che le rende le compatibili con l’ambiente, nel pieno rispetto delle vigenti normative nazionali ed internazionali. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia