Sette persone tra cui i titolari di aziende che, tra marzo e aprile hanno fornito ai nosocomi circa 45.000 mascherine non a norma del valore complessivo di circa 457 mila euro,...
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Nello specifico, i militari hanno monitorato una società di Bari che ha fornito 8.000 dispositivi di protezione individuale allegando una certificazione rilasciata da un Istituto con sede in Brasile che non rientrava tra gli organismi riconosciuti e autorizzati dall'Unione Europea e dal Governo italiano; una società di Altamura (Bari) che ha fornito 2.000 mascherine che provenivano da una partita importata da un paese extracomunitario per la quale l'INAIL (competente a vagliare le istanze di produttori e importatori) aveva vietato alla società l'immissione in commercio e il ritiro immediato dal mercato della merce. Controlli anche ad una società di Perugia che ha importato da un paese extracomunitario e successivamente immesso in commercio 11mila mascherine e che, attraverso una società di Bari, ha poi ceduto senza certificazioni di sicurezza; tre società di Bari che in un solo giorno hanno ceduto più volte le mascherine determinando un rincaro della merce superiore all'8.000%.
In sole 24 ore, le mascherine sono state cedute per ben 3 volte con annessi rincari di prezzo, passando da quello iniziale d'importazione di 25 centesimi + IVA a quello finale di 20 euro e 80 + IVA. Sono un migliaio le mascherine sequestrate non ancora distribuite al personale medico e infermieristico. Mentre i finanzieri hanno calcato in 158 mila euro circa l'ammontare dei profitti illeciti proposti alla Procura della Repubblica di Foggia per il sequestro penale.
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Quotidiano Di Puglia