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Il coronavirus avanza inesorabilmente nel carcere di Taranto dove è scattata una campagna di screening di massa per la ricerca del virus e delle sue possibili varianti. Alla data di ieri, i detenuti risultati positivi al test erano 58, due dei quali fatti trasferire dall’infermeria interna, uno nel reparto di pneumologia Covid dell’ospedale San Giuseppe Moscati, l’altro ai domiciliari.
Tutti indenni gli agenti di custodia e il personale amministrativo ed educativo alle prese con un focolaio che rischia di mettere in ginocchio l’intero sistema-giustizia.
Le conseguenze
I primi effetti si sono avuti con lo slittamento di processi per reati di mafia. Almeno tre quelli di una certa importanza che hanno dovuto spostare le udienze fissate in questi giorni. Due si svolgevano a Lamezia Terme e a Napoli con personaggi accusati di far parte rispettivamente della ‘ndrangheta e della camorra e uno tarantino dell’inchiesta «Mercante in fiera».
Gli imputati, contagiati o in quarantena, non hanno potuto lasciare le celle nemmeno per accedere alla sala delle video conferenze.
Il trasferimento
Da due giorni la direttrice del penitenziario, Stefania Baldassari, ha finalmente avuto l’autorizzazione per utilizzare il nuovo padiglione «Jonio» realizzato da poco ma non ancora inaugurato.
La nuova sezione staccata dal fabbricato, capace di contenere 200 detenuti, si sta trasformando in un vero e proprio reparto Covid dove vengono trasferiti tutti i contagiati. Un lavoro complesso per il quale l’amministrazione penitenziaria centrale ha inviato a Taranto un contingente di agenti dedicati proprio a questi trasferimenti protetti. Iniziato una ventina di giorni fa con i primi quattro positivi nella sezione alta sicurezza, il cluster si è alimentato grazie alla promiscuità propria del carcere e probabilmente anche alla sottovalutazione del problema da parte della struttura sanitaria e ad un inefficace sistema di tracciamento dei casi.
L'escalation
Il problema è esploso il 15 giugno con la notizia pubblicata dal «Quotidiano» che dava conto di 32 contagi tutti circoscritti nella sezione massima sicurezza dove sono rinchiusi i detenuti per mafia. Il virus da allora non si è più fermato infettando altri reparti, almeno altre quattro le sezioni interessate alla data di ieri, ed anche le cucine e il settore dei lavoranti, detenuti che svolgono attività di consegna pacchi ed altri servizi di natura alberghiera. Tutti vettori inconsapevoli che potrebbero aver trasmesso il virus da una cella all’altra sino agli attuali 58 contagiati. Numero che potrebbe ancora salire man mano che dal Dipartimento di prevenzione della Asl arrivano i risultati dei tamponi effettuati. Quasi tutti i contagiati avrebbero ricevuto solo la prima dose di vaccino, alcuni nemmeno quella.
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