Cacciatori tra le case a caccia di cinghiali, residenti terrorizzati

Cacciatori tra le case a caccia di cinghiali, residenti terrorizzati
I residenti dell’area urbana di Marina di Ginosa, che si estende a raggiera da Viale Napoli, richiamano tutela per la propria incolumità. La richiesta di sicurezza...

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I residenti dell’area urbana di Marina di Ginosa, che si estende a raggiera da Viale Napoli, richiamano tutela per la propria incolumità. La richiesta di sicurezza non deriva da atti delinquenziali o similari, bensì dal passaggio di squadre di cacciatori intente a sopprimere fauna selvatica, soprattutto cinghiali.

La paura

Le famiglie sono preoccupate e allarmate perché queste persone sparano con pallettoni a lunga gittata (oltre 50 metri) ad animali distanti 5-10 metri dalle abitazioni. La segnalazione è partita l’altra mattina quando all’alba si è verificata l’ennesima scarica di fucilate, lasciando per terra la testimonianza del loro passaggio (i cacciatori) sia di un cinghiale di media taglia ammazzato che delle cartucce esplose per farlo fuori. 
Da qui, la chiamata esasperata dei cittadini alla locale centrale operativa dell’Associazione Nita Era Ambiente di Taranto, coordinata dal dottor Leonardo Galante. Il quale, ha prontamente inoltrato l’esposto in specie ai livelli gerarchici superiori per la sicurezza pubblica. 

 

Marina di Ginosa, quindi, a volte, si può trasformare anche da località turistico-balneare di pregio e ricercatissima, a luogo-safari per la caccia al cinghiale. E sì, perché l’obiettivo di sterminio del momento sembra essere proprio questo tipo di ungulato. È vero, la sua proliferazione sta causando danni enormi all’agricoltura del posto, finanche alla sicurezza degli automobilisti. Diversi sono stati gli incidenti, fortunatamente non gravi, verificatisi sull’asse di accesso nella Marina, Viale Trieste. Ed è evidente che il problema dei cinghiali va risolto, ristabilendo finalmente un equilibrio tra esseri umani e cinghiali. Si affronti il tema con risolutezza ascoltando e analizzando, per esempio, i dati delle Asl/Servizio veterinario, che forniscono dettagli sugli incidenti stradali, il cui verificarsi statisticamente è più significativo nel periodo di apertura della caccia. 

La delibera

Va detto che il 28 ottobre del 2021 la giunta regionale pugliese licenziò una delibera afferente all’emergenza cinghiali. L’atto consentiva agli agricoltori di avanzare richiesta di autorizzazione all’intervento contro i cinghiali e di procedere direttamente nei propri fondi se muniti di apposita licenza di caccia. Vale a dire: sparare. 
Stesso indirizzo ha dato la legge di Bilancio dello Stato approvata lo scorso fine anno. Ha modificato la 157 dell’11 febbraio 1992, cioè la legge che regolamenta la caccia in Italia. In particolare, è intervenuta sull’articolo 19 sul controllo della fauna selvatica. Il secondo comma attualmente dice che le regioni e le province autonome devono provvedere al controllo delle specie selvatiche, anche nelle zone dove non si può cacciare, e che normalmente il controllo deve avvenire con l’utilizzo di “metodi ecologici”, cioè senza uccidere gli animali.

Gli abbattimenti possono essere autorizzati solo se gli altri metodi si dimostrano inefficaci anche secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Con le nuove regole invece gli abbattimenti saranno coordinati da agenti dei corpi di polizia, ma eseguiti dai cacciatori della zona, “previa frequenza di corsi di formazione”. Nei prossimi mesi, comunque, si capirà meglio quale sarà il Piano straordinario che il Governo adotterà per i prossimi 5 anni riguardo la gestione e il contenimento della fauna selvatica.

 

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Quotidiano Di Puglia