Muore operaio, la fabbrica si ferma. I sindacati denunciano: «Buste paga con un premio per chi non ha scioperato»

Muore operaio, la fabbrica si ferma. I sindacati denunciano: «Buste paga con un premio per chi non ha scioperato»
Un premio in busta paga alle tute blu che hanno assicurato la marcia della fabbrica nei giorni dello sciopero. Non una protesta qualsiasi, ma quella unitaria proclamata dopo la...

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Un premio in busta paga alle tute blu che hanno assicurato la marcia della fabbrica nei giorni dello sciopero. Non una protesta qualsiasi, ma quella unitaria proclamata dopo la tragica morte di Cosimo Massaro, l'operaio dello stabilimento ArcelorMittal precipitato in mare con la gru sulla quale stava lavorando durante la terribile tempesta dello scorso 10 luglio.


La circostanza rivelata da Francesco Rizzo, coordinatore dell'Usb che in una nota ha reso nota la scelta dei nuovi vertici dello stabilimento siderurgico. «Ci risulta che in alcune aree dello stabilimento ArcelorMittal - scrivono dal sindacato di base - siano stati riconosciuti premi in busta paga, pari a circa 500 euro (lordi, ndr), ad alcuni lavoratori che, al fine di assicurare la marcia degli impianti e quindi relativa produzione, non hanno aderito allo sciopero indetto in occasione del tragico incidente costato la vita a Cosimo Massaro. Nello specifico alcuni lavoratori dell'Acciaieria 1 - continua la nota - hanno preteso spiegazioni dal loro capoarea in merito a questi premi produzione e lo stesso ha ammesso che i premi erano relativi alla presenza in fabbrica nei giorni dello sciopero indetto per il decesso del collega Massaro». Il caso, amplificato dai social, ha subito fatto il giro della fabbrica, spaccando inevitabilmente il fronte degli operai. Nessun commento ufficiale dall'azienda, ma da alcuni lavoratori si è precisato che i premi sarebbero stati riconosciuti per il lavoro con il quale in quei giorni si è garantita la sicurezza nei reparti. Insomma un premio a chi ha tutelato la fabbrica e non la produzione.

La spiegazione non ha calmato l'Usb che è andata giù dura. «Oltre al degrado degli impianti - ha tuonato Francesco Rizzo, coordinatore provinciale dell'Usb di Taranto - in fabbrica si vive un degrado morale senza precedenti. Questi premi produzione dell'azienda hanno un sapore macabro e dimostrano il peso che i gestori conferiscono alla produzione di fronte al valore che danno ad una vita umana».

Parole pesanti come macigni per bollare una scelta che, a tutto voler concedere, appare perlomeno inopportuna. E che potrebbe aprire una divisione, consapevole o inconsapevole, dei lavoratori in buoni e cattivi. E cattivo non può mai essere un operaio che rinuncia a parte del proprio salario per onorare la memoria di un collega morto in circostanze drammatiche. Per di più, praticamente identiche a quelle che sette anni prima sono costate la vita ad un altro operaio, sorpreso da una bufera sulla stessa gru e nello stesso reparto. Era uno sciopero in cui si rivendicava la sicurezza di tutti e quindi anche della fabbrica. Considerazioni che certamente a Taranto ci si aspetta da chi è al timone di un'industria così importante.


L'attacco di ieri dell'Usb, peraltro, ha riguardato anche le condizioni di alcuni reparti della fabbrica. «È serio e pericoloso - si legge in un altro documento dell'Usb - l'attuale scenario che si presenta in alcune aree degli impianti delle cokerie». Questa situazione di «criticità sono state segnalate all'azienda e alle autorità di controllo anche con foto». «Alcune travi Ipe - aggiunge il sindacato di base - sono totalmente corrose. Su queste travi appoggiano lamiere che costituiscono una passerella su cui transitano operai e mezzi adibiti alla manutenzione. Le strutture di cemento armato delle torri di spegnimento delle cokerie cadono a pezzi».
M.Dil. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia