L'acciaio Inox nel futuro dell'Ilva di Taranto? Realizzato il primo test

Una foto d'archivio del treno nastri del siderurgico di Taranto
 Un test tecnico di prova per l’acciaio inox è stato effettuato nei giorni scorsi al Treno nastri 1 dell’ex Ilva di Taranto, ora Acciaierie...

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 Un test tecnico di prova per l’acciaio inox è stato effettuato nei giorni scorsi al Treno nastri 1 dell’ex Ilva di Taranto, ora Acciaierie d’Italia.

Per chi si sta sperimentando

L’inox non rientra nella produzione del siderurgico e in questo caso l’attività è stata svolta per conto di un’industria importante, Marcegaglia, che ha già un consolidato rapporto di approvvigionamento con la fabbrica. Sarebbe stato lo stesso gruppo di Mantova, che non produce acciaio ma è leader nella trasformazione, a fornire le bramme che l’ex Ilva ha poi laminato. Il test, che sarebbe durato due giorni, ha dato esito positivo. Lo spiegano a Quotidiano fonti sindacali.

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Non è noto, allo stato, a cosa preluda questo test e se può eventualmente aprire nuove prospettive per l’impianto, attualmente fermo (è stato fermato subito dopo la prova) e già segnato da un lungo periodo di inattività. Peraltro in questi giorni è fermo anche il Treno nastri 2. Lo stop è scattato dalle 15 dell’altro ieri e terminerà alle 15 di oggi. Nella comunicazione resa dall’azienda ai sindacati si parla di “bilanciamento” degli ordini. 

Dove si usa questo materiale

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Fonti tecniche spiegano a Quotidiano che pur essendo l’inox un lavoro che Taranto non fa perché lo stabilimento è specializzato sul coils (rotolo di acciaio) nero, non c’è bisogno di modifiche alla struttura dei Treni nastri. Vanno però applicate tecniche specifiche di lavorazione, a partire dalla temperatura, perchè c’è la necessità di raggiungere determinati equilibri per conferire al materiale le giuste caratteristiche di resistenza e resilienza. L’inox trova una pluralità di impiego: dall’utensileria agli elettrodomestici. È usato anche nel design. Invece il coils nero prodotto a Taranto può essere venduto così com’è oppure usato, per esempio, nella carpenteria e nella fabbricazione dei tubi di piccolo diametro. Mentre il coils nero laminato a freddo, cioè senza essere riscaldato una seconda volta, va all’automotive ma anche all’industria conserviera. Treno nastri 1 e 2 hanno caratteristiche impiantistiche diverse. Il primo può laminare bramme sino a 1.400-1.500 millimetri di larghezza, il secondo, più grande, può arrivare ad un massimo di 2.000 millimetri. Il fatto che si sia scelto il Treno nastri 1 per la prova dell’inox può dipendere o dalle caratteristiche che si volevano dare al prodotto oppure dall’agibilità e disponibilità di quest’impianto rispetto al “gemello”. “Vedremo quali saranno gli sviluppi di questa operazione e cosa c’è dietro le prove tecniche. Se eventualmente si aprissero spazi per l’inox si potrebbe delineare uno scenario diverso per il Treno nastri 1, che sinora ha vissuto di molti stop and go”, dichiarano le fonti sindacali.

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La cassa integrazione

Fonti sindacali, intanto, annotano un aumento della cassa integrazione straordinaria partita in fabbrica dal 28 marzo. È quella che Acciaierie d’Italia ha chiesto per un anno, sino a marzo 2023, per un numero massimo di 3.000 addetti nel gruppo, la cui trattativa al ministero del Lavoro si è conclusa senza accordo tra le parti. Anzi con uno strappo nelle relazioni tra azienda e sindacati. Attualmente il livello di cassa in atto a Taranto, dicono i sindacati - che sottolineano come l’azienda non fornisca i dati -, coinvolgerebbe 1.900-2.000 addetti. E fanno l’esempio delle manutenzioni dove i giorni di cassa integrazione sono passati da uno a due alla settimana. Ed è anche per fare chiarezza su quest’aspetto che ieri le sigle sono tornate in pressing sul Governo chiedendo che il dossier Ilva sia ripreso e portato avanti. Per i sindacati, la produzione di ghisa viaggerebbe attualmente su 13.500 tonnellate al giorno pur potendone fare 16.000 con tre altiforni in marcia.

La produzione

Ci sarebbero, spiegano, oltre ad alcuni problemi agli impianti, anche difficoltà legate all’approvvigionamento e al costo delle materie prime. Prova ne è che per alcuni giorni gli sporgenti portuali per lo scarico dei minerali sono rimasti senza navi al di là del contenzioso tra Ilva e Peyrani Sud. E che l’acciaieria ha avuto una scarsità di rottame di ferro risolta solo qualche giorno fa con una fornitura. L’impennata dei costi (si aggiunga il gas, la cui bolletta, ha rivelato il presidente Franco Bernabè, è schizzata da 20 a 100 milioni al mese) e il nodo materie prime potrebbero quindi condizionare l’andamento produttivo. Anche se Acciaierie d’Italia, appena qualche giorno fa, ha ribadito che l’obiettivo 2022 è fare 5,7 milioni di tonnellate (ma i sindacati ritengono che si produrrà decisamente meno).
 

Il contratto

Nessuna novità, intanto, per la trattativa sul nuovo contratto tra Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria. Trattativa che è stato necessario aprire già da alcune settimane perché il mancato dissequestro degli impianti, insieme ad altre condizioni che non si sono verificate, ha fatto saltare le scadenze che precedenti intese collocavano entro fine maggio. Esempio, non ci sarà entro questo mese nessuna acquisizione dei rami di azienda Ilva dall’amministrazione straordinaria. E giorni fa la Procura ha espresso proprio sul dissequestro un parere negativo alla Corte d’Assise a cui si erano rivolti con un’istanza gli avvocati di Ilva in as. L’ultimo incontro tra Acciaierie d’Italia e Ilva in as (ma c’è pure un altro tavolo che riguarda Acciaierie d’Italia e vede Mittal per il privato e Invitalia per il pubblico) si è tenuto l’altro ieri, come programmato, ed è stato “interlocutorio”. Nessuna schiarita, nessun passo avanti. Accanto alle criticità già note, relative al fatto che Mittal chiede una riduzione sia del prezzo di acquisto (200 milioni in meno su 1,8 miliardi) che del canone trimestrale di fitto (un altro 25 per cento in meno dopo aver già avuto il dimezzamento a marzo 2020), c’è anche la criticità tempo. Mancano una decina di giorni a fine mese. Il tempo stringe quindi. E il nuovo incontro dopo quello dell’altro ieri non è stato ancora fissato. 

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Quotidiano Di Puglia