A Taranto, come in numerose altre città italiane, l'8 marzo (giornata della festa della donna) le lavoratrici, le donne precarie e disoccupate, insieme a gruppi di...
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Le ragioni di questa iniziativa a Taranto, è detto in una nota dello Slai Cobas, risiedono nella situazione di crescente peggioramento della condizione delle donne, che rappresenta a Taranto una realtà esemplare. Vengono citati alcuni esempi come la precarietà negli appalti di pulizia con lavori, che vedono le donne «doppiamente sfruttate e discriminate», il caso delle lavoratrici degli asili, costrette «ancora a misere ore e ancor più misero salario (che devono anche penare per averlo) a svolgere doppie mansioni, di pulizie e di ausiliariato senza riconoscimento economico». Ed ancora: le «lavoratrici di pulizia degli uffici e strutture comunali, a rischio di tagli di posti di lavoro o di ore», le operaie dell'impianto Pasquinelli dell'Amiu, «costrette - sostiene lo Slai Cobas - a rischiare la salute mettendo le mani nei rifiuti tossici, pericolosi, con amianto, e sull'orlo di vedersi togliere il lavoro».
Infine, si ricordano le braccianti morte nei campi, la loro condizione di “schiave”, sfruttate con «salari inferiori, in condizioni di lavoro e orari disumani, ricattate anche sessualmente dai caporali e dai padroni delle aziende. Per tutto questo: riprendiamoci l'8 marzo». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia