Lecce, urge cambiare registro. Così si rischia la retrocessione

Baschirotto rincorso da Ekuban
Così proprio no. Per carità, nel calcio si può anche perdere una partita ma la maniera in cui il Lecce ha perso ieri a Marassi, per mano del Genoa, è...

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Così proprio no. Per carità, nel calcio si può anche perdere una partita ma la maniera in cui il Lecce ha perso ieri a Marassi, per mano del Genoa, è inaccettabile. Il terzo ko di fila fa scattare il primo allarme di una stagione cominciata bene e che ora invece rischia di complicarsi maledettamente per la squadra allenata da Roberto D’Aversa.

Primo tempo da leoni da parte di capitan Baschirotto e compagni con un gol realizzato - con un pizzico di fortuna - dal montenegrino Krstovic, uno sfiorato con Oudin che ha esaltato i riflessi del portiere genoano direttamente su punizione e altri tre falliti in maniera clamorosa dai vari Krstovic (rigore calciato male e parato dal portiere Martinez), Almqvist (pallone mancato a un metro dalla linea di porta) e Kaba (sinistro sul fondo a porta sguarnita). Errori che in serie A si pagano a caro prezzo. Proprio come è successo ieri al Lecce. Che nella ripresa, dopo aver rischiato di subire il pareggio in apertura di tempo prima sul sinistro di Malinovskyi deviato e respinto dal palo e poi sul tiro di Vasquez su quale si è immolato Falcone, ha avuto un’altra ghiotta occasione per mettere in cassaforte la vittoria solo che Sansone, emulando i compagni di squadra, ha calciato addosso al portiere in uscita.
E allora, cosa si può rimproverare all’allenatore se la squadra gioca un buon calcio, diverte e in soli 55’ confeziona cinque occasioni nitide da rete rischiando il minimo sindacale? Assolutamente nulla. Ne conviene allora che a fare la differenza, ancora una volta, è stata la qualità degli interpreti. Sicuramente infallibili quelli del Genoa, con l’azzurro Retegui scatenato nel secondo tempo: un gol da bomber verace e un assist incredibile per l’imprendibile Ekuban.
Come se non bastasse, in pieno recupero, il Lecce ha avuto un’altra chance per agguantare almeno il pareggio. Una ripartenza avviata da Pierotti e vanificata però da un irriconoscibile Almqvist che anziché mandare in porta l’argentino, che nel frattempo aveva guadagnato terreno, ha preferito servire Banda tra un groviglio di maglie rossoblù. Anche questo purtroppo è un film già visto perché la scelta dell’ultimo passaggio rappresenta una nota dolente in casa giallorossa sin dall’alba della stagione. Proprio in settimana mister D’Aversa aveva sollevato il problema invitando i suoi ragazzi ad essere più precisi negli ultimi sedici metri e, aggiungiamo noi, anche più convinti. A Marassi però l’appello del tecnico è rimasto inascoltato.
Un vecchio adagio del calcio recita così: “Se una partita non riesci a vincerla allora devi cercare di non perderla”. Il Lecce oltre a sbagliare gol a valanga ieri negli ultimi venti minuti si è lasciato sopraffare dai padroni di casa e a poco è servito l’ingresso in campo dei vari Banda, Rafia, Piccoli, Gonzalez e Pierotti. Di questi, soltanto l’argentino e il tunisino hanno lasciato traccia della propria presenza sul rettangolo verde di Marassi mentre Piccoli e soprattutto Banda hanno deluso.

Da ieri sera, il vantaggio sulla terz’ultima in classifica si è ridotto a tre punti e non poteva essere altrimenti alla luce del punticino conquistato dal Lecce nelle ultime sei giornate di campionato. Ora bisogna darsi una mossa e tornare al più presto a fare punti per non lasciarsi risucchiare nella zona rossa della classifica. Il pareggio conquistato con merito dall’Empoli a Torino contro la Juventus è la conferma che i punti per la salvezza si possono conquistare anche contro le big. Quindi, testa bassa e pedalare con il proposito di ritrovare il sorriso già nell’anticipo di venerdì al Via del Mare contro la Fiorentina. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia