Il Taranto in serie C: il finale finalmente riscritto dopo troppe delusioni

Il Taranto in serie C: il finale finalmente riscritto dopo troppe delusioni
Non si è rivelata una “partita maledetta”, quella che piombava su Taranto più o meno da quattro lustri con cadenza talmente precisa da sembrare...

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Non si è rivelata una “partita maledetta”, quella che piombava su Taranto più o meno da quattro lustri con cadenza talmente precisa da sembrare impossibile. Stavolta non c’è stata la scure a recidere sogni e speranze di rilancio. Eppure al 2-2 del Lavello è stato un flash. La mente che riavvolge il nastro e intristisce l’anima. Si rivedono i fantasmi del 9 giugno 2002, la squadra che tocca la B per tutto il campionato ma non l’afferra, Parente affossato in area, il primo tiro in porta di Galeoto solo nel finale, Riganò che, placcato, si allunga con tutto se stesso ma non spinge in gol la ribattuta del portiere. Ricordi nitidi, che il tempo non scalfisce. Incubi che si addensano all’orizzonte dopo la B lasciata, guarda caso, un 13 giugno (era il 1993) e mai ritrovata. Gli occhi sul match in Lucania, la testa ai troppi spareggi finiti male. Alla punizione di Moretti, 35 metri di tiro, quando ormai al “Partenio” era fatta, o al colpo di testa di “fabioprosperialè” che fa “la barba al palo” nel recupero al “Del Conero”.

Le finali perse e i sogni infranti

Ma intanto a Venosa il Taranto reagisce, ci crede, non si abbatte. Serve il 3-2 come il pane, come con l’Atletico Roma al “Flaminio”. Serve una sventola alla Fabio Prosperi, sempre lui, un gol alla Guido Di Deo, un guizzo di Guazzo. Perché stavolta il 3-2 avrebbe un sapore opposto e il rientro tra i prof sarebbe certo. Il tempo passa, la tensione sale, i 33 gradi non aiutano. E allora, rifletti, sarebbe provvidenziale un acquazzone tipo pregara con la Pro Vercelli, ma con un finale diverso. Troppi ricordi, troppe delusioni. Come quella che suggerisce il punteggio della partita, 2-2, lo stesso subìto in rimonta a Marcianise che spalancò le porte della C al Matera. E’ anche il giorno di Sant’Antonio. Il Taranto in campo di Antonio ne ha due: Ferrara titolare e Santarpia entrato da poco. A 8 minuti dalla fine il destino si diverte. Segna proprio Santarpia, un promettente ragazzo del 2000 che si regala il più bel onomastico da festeggiare. La butta dentro di testa, una frustata che trasforma la C in realtà e resetta il cervello ormai sovraccarico. E’ un attimo. Vanno via le paure, i cattivi pensieri diventano pura euforia. La stessa che esplose dopo il gol di Vincenzino De Liguori, quel sinistro sotto l’incrocio a un minuto dalla fine.

Il cavalier Pignatelli e i derby col Bari

La città ritrova così il derby col Bari che mancava proprio dall’ultima B. E i bei ricordi, tra il sacro e il profano, prendono definitivamente il sopravvento. Il nastro torna a quella sfida nella sfida tra i Matarrese e il cavalier Pignatelli, che di Sant’Antonio era devoto. “Credetemi sui vostri figli e sulle vostre famiglie, stanotte ho tenuto accesi tre quadri di Sant’Antonio, me lo vedevo davanti agli occhi e sono contento che abbiamo vinto col Bari”, disse quel pomeriggio del 15 aprile 1984 quando Formoso e Chimenti stesero i galletti nel testa a testa per la B poi conquistata con Giammarinaro in panchina. Folla in visibilio, il giro del campo in uno stadio stracolmo, tutti ad inneggiare a “Vito, Vito” il bomber coi baffi. Pillole di storia rossoblù, fasti del passato rinverditi da questo Taranto cinico e vincente, targato Giove- Montervino-Laterza, che ha saputo cambiare quel finale triste diventato così consueto da troppi anni in qua.

 

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Quotidiano Di Puglia