LECCE - La storia spezzata. Mario che non c’è più, Mario che se n’è andato per sempre, portandosi il suo sorriso dolce, gli occhi limpidi di chi...
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La foto di Virginia, Mario la teneva sul comodino nella casa di Roma al numero 18 di Piazza Melosso da Forlì, come ricorda Aldo Sensibile. «Una volta che Mario si era diplomato geometra, Don Carmelo acconsentì al suo passaggio alla Roma di Oronzo Pugliese che ci sfotteva affettuosamente, lui barese “ecco lì strunzacci te leccesi». Papà Carmelo lo accompagnò a Roma e me lo affidò come un fratello minore, gli trovai casa accanto alla mia. Lui cominciava ad ambientarsi, il pensiero sempre rivolto alla sua Virginia della quale era perdutamente innamorato e che venerava sulla foto che accarezzava. Fu un anno incredibile. La scoperta di Roma, della città, di un altro calcio. Ci regalava il gusto della sua garbata ironia. Ci ritrovammo anni dopo a Bergamo, quando lui giocava nell’Atalanta. Io ero in ospedale per un intervento chirurgico e Mario veniva a trovarmi quasi ogni pomeriggio. Faceva parte del gruppo dei Nagc di Adamo. Segnò il calcio di rigore nella famosa partita con la Reggina, quella giocata con i ragazzi per via dello sciopero dei titolari. Perdemmo due a uno». Mario che non si arrende, che continua a sorridere alla vita che lo avrebbe tradito. Sensibile ricorda l’ultima telefonata, i giorni del ricovero a Tricase. «Aldo, ho un problema serio, ma qui sono bravi, questo è un reparto di eccellenza. E poi nui simu forti guerrieri, muzzicamu li problemi. E invece no. Se n’è andato portandosi anche qualcosa di mio, della mia vita».
Mimmo Renna è di un’altra generazione. «Sono sgomento. Ho saputo tutto da mia moglie. Sono attonito. Fra me e Mario c’erano undici anni di differenza. Attilio Adamo mi aveva parlato spesso di quella straordinaria nidiata. Mi diceva un gran bene di lui Vito Laruccia, amico mio e amico di Vincenzo Matarrese, mio presidente nel Bari. Mi parlava delle sue qualità di uomo e di dirigente sportivo. Abbiamo giocato insieme in qualche amichevole estiva. Quando i suoi gioielli sparsi per l’Italia tornavano a casa per l’estate, Attilio organizzava qualche gara alle quali invitava a partecipare anche noi. Poi ci fu la famosa cena al Marechiaro di Gallipoli nel 1973. Causio e Brio avevano vinto lo scudetto con la Juve, Mario il campionato di B con la Ternana, io e Aldo il campionato di C con il Brindisi. Attilio ci volle tutti insieme per festeggiare. Ho conosciuto una persona davvero speciale. Diventa difficile accettare certe svolte della vita».
Sergio Brio segue in diretta per la Rai Radio uno la partita della Nazionale under 21. «Faccio fatica ad accettare la notizia. Sul campo ci siamo incontrati una volta quando ero nella Pistoiese. Gli devo i consigli preziosi dei quali mi faceva dono quando ci incontravamo nei miei ritorni a Lecce. Un amico vero, un grande uomo di sport, un generoso padre di famiglia. Mancherà a tutti». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia