Perché amiano Alex Zanardi, eroe moderno che vive tra noi

Alex Zanardi
Sulla scorta delle proteste del movimento Black Lives Matter, in questi giorni abbiamo assistito alla demolizione di statue di conclamati eroi, imbrattate o vandalizzate in ogni...

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Sulla scorta delle proteste del movimento Black Lives Matter, in questi giorni abbiamo assistito alla demolizione di statue di conclamati eroi, imbrattate o vandalizzate in ogni dove, in America e in Occidente, in Africa o nelle Indie. Si tratta di personaggi che hanno fatto la storia, talvolta con le armi, come nel caso di Winston Churchill o di Leopoldo II del Belgio, talvolta con la penna, come nel caso del filosofo scozzese David Hume o del nostrano Indro Montanelli.

Lasciando di sé, volenti o nolenti, traccia nella memoria collettiva. Non sempre però si è trattato di una memoria condivisa, poiché la storia – si sa – la scrivono i vincitori. Di questi presunti eroi abbiamo spesso e volutamente ignorato il lato oscuro, magnificandone le luci, giustificando talora azioni moralmente riprovevoli, in nome di un mal riposto senso della storia, del contesto, dello spirito dei tempi. 
Ma anche lo spirito dei tempi è soggetto al tempo, ovvero ogni memoria è un racconto passibile di revisioni e rivisitazioni. La grande Storia è fatta di piccole storie negate ed obliate, e alla comprensione storica, se non vuol essere passiva e dogmatica, spetta sempre analizzare e approfondire, è richiesto coraggio e capacità di demitizzare, ravvedimento e critica, onestà e meditazione. 
Ma perché, allora, questa mancata resipiscenza, perché non ammettere i torti e gli errori di uomini a cui abbiamo consacrato strade e piazze, che vegliano su di noi da monumenti bronzei o di marmo con il loro sguardo muto? Semplicemente, perché abbiamo bisogno di eroi. Gli eroi sono il nostro specchio di Narciso. Negli eroi proiettiamo l’idea più alta di noi stessi; ci identifichiamo con loro perché abbiamo la necessità di pensarci migliori, di avere un ideale da perseguire. Gli eroi sono in parte la speranza di un riscatto, in parte il superamento simbolico delle nostre debolezze. Forse per questo, oggi, ci ferisce così profondamente la notizia dell’incidente di Alex Zanardi. Dappertutto si è manifestato immediatamente un sentimento corale, spontaneo, di vicinanza e di dolore al grande campione italiano. 
Alex Zanardi non è un eroe classico, un Achille o un personaggio della Marvel, un semidio dotato di poteri sovraumani o un paladino mascherato e vendicatore, una figura lontana che vive sull’Olimpo con gli déi o in una grotta come Batman. Tutt’altro. Ha sempre vissuto fra la gente. Il destino si era già fatto beffe del grande campione dello sport, recidendolo in due come un fuscello. Ma da quel tronco si è erto un gigante. Un gigante di umanità e di coraggio. Non ha mai lasciato spazio al vittimismo, non si è mai guardato indietro, si è chiesto invece “che cosa potevo fare con quello che è rimasto di me”. Prima campione italiano di Formula 1 e poi campione paraolimpico, la sua teca non ha mai smesso di riempirsi di ori e medaglie. 

Per tutti noi, senza distinzione alcuna, non solo è un grande sportivo ma soprattutto un esempio di profonda umanità. Zanardi è un autentico modello, di capacità di reazione, di coraggio edificante, un lottatore indomito, il rappresentante di una stirpe di “eroi umani” che sembra non calcare più la terra, impastato di umiltà e di autoironia, dotato di una rara virtù divina: la forza dell’esempio. Ora questo gigante si trova in coma farmacologico, con un quadro clinico grave. Il suo volto è stato devastato, il suo corpo è provato. La sua vita è un’altra volta appesa a un filo, percorre ancora una curva. E noi la percorriamo con lui, con il pensiero. Siamo speranzosi, perché conosciamo il suo coraggio, la sua forza, la sua energia. Sappiamo che non vorrà arrendersi. Ci stupirà ancora, ci farà un’altra volta esultare. Forza gigante, non ti fermare. Abbiamo bisogno di te. Lascia che gli déi e le stelle aspettino ancora. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia