Questa volta i fan della Taranta non si sono granché divisi sui social. La consegna a Raphael Gualazzi della bacchetta di “maestro concertatore” della Notte di...
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L’arrivo nel Salento dell’autore di “L’estate di John Wayne” piace anche agli addetti ai lavori, ma non proprio a tutti.
Positivo, per esempio, è il giudizio di Nabil Salamesh, il musicista che con Michele Lobaccaro dà vita ai Radiodervish. «Gualazzi è un validissimo musicista e un grandissimo artista - dice Nabil - e la Notte della Taranta ci ha abituato a sempre nuove sperimentazioni. La scelta è dunque in linea con lo spirito della manifestazione, ma dare un parere a priori è difficile. Bisognerà vedere quali saranno le scelte di Gualazzi e che cosa costruirà con la sua esperienza intorno alla tradizione. Credo che si debba dare sempre fiducia agli artisti che si cimentano in nuove sfide, al netto della sensazione di sorpresa che segue la notizia della nomina del nuovo maestro».
«Come ogni novità anche questa sorprende - dice Carolina Bubbico, direttrice d’orchestra e musicista - ma questo succede tutti gli anni. Nel 2017 ci si può aspettare di tutto, e quindi anche la commistione tra la Taranta e un linguaggio che in qualche modo è quello afro-americano, da cui viene Gualazzi, pianista e cantante con accenti rhythm and blues, jazz e soul. Dopo tanti esperimenti, perché non tentare anche questo? Personalmente sono favorevole alle sperimentazioni e spero che Gualazzi possa fare un lavoro interessante, intelligente e rispettoso delle nostre tradizioni. Detto questo, aggiungo che comprendo la necessità di chiamare un personaggio di grande fama, ma perché non pensare, sempre nell’ottica della contaminazione e nel “rispetto” della tradizione, ad un nostro artista che conosce veramente il Sud?».
Meno favorevole il parere di Gianfranco Salvatore, musicologo, docente dell’Università del Salento, con esperienze dirette, in passato, nella gestione della “Notte”.
«Continuo a pensare - dice Salvatore - che come concertatore della “Notte”, serva un musicista e compositore di ampi orizzonti, come quelli che scelsi io, o come Ludovico Einaudi, compositore e arrangiatore dall’esperienza multistilistica e orchestrale. Questa insistenza sulle star del pop italiano mi sembra una scelta da concertone del primo maggio, ed esprime i ritardi ormai trentennali di certa politica culturale. Il mio giudizio è sul sistema, perché Gualazzi è un autore colto e sensibile, e sui risultati si potrà parlare solo alla fine».
Ecco infine il parere di Raffaele Casarano, sassofonista e fondatore e direttore del Locomotive Jazz festival.
«Il mio giudizio è positivo - dice Casarano - e la scelta incoraggia a sperare in un avvicinamento al mondo della musica africana, per poi muoversi in modo più concreto verso il jazz. Spero che Gualazzi non sia stato chiamato solo perché è un artista pop, ma che sia l’apripista verso una direzione jazzistica, con il coinvolgimento, in futuro, di grandi del jazz come Paolo Fresu. Sarebbe un bell’incontro con la nostra tradizione. In parte quello che ho fatto anch’io con la rielaborazione in chiave jazz moderno de “Lu rusciu de lu mare” arricchito dal pop di Giuliano Sangiorgi: un triangolo dove tutto può accadere. L’importante è non tornare a Ligabue». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia