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Si chiama Masseria Boncuri il nuovo brano di Antonio Castrignanò in collaborazione con Enzo Avitabile. Un brano che vuole essere un grido di denuncia e porta il nome di uno dei luoghi simbolo del Salento nella lotta al caporalato. «Il singolo vuole rivendicare la dignità umana e, come tutta la musica popolare dovrebbe fare, ha l’obiettivo di dare voce alla sofferenza del popolo e urlarla al mondo. Il mio racconto musicale parte da un mondo a me molto vicino, sono figlio di contadini e le persone che rappresento nel singolo, potrebbero essere mia madre, mia zia e tutta la mia famiglia. Per noi, per me, questo tema è una ferita aperta, una storia antica che si ripete sempre con le stesse dinamiche da secoli ormai».
La storia di Masseria Boncuri e la rivolta contro i caporali
Nonostante la rivolta organizzata nel 2011 da Yvan Sagnet, attivista e scrittore camerunese, Boncuri continua ad essere scenario di sfruttamento. «Yvan ha il merito di essersi imbattuto contro i caporali e gli imprenditori agricoli e aver portato, con la sua rivolta, all’introduzione per la prima volta nel codice penale del reato di caporalato e al primo processo in Europa sulla riduzione in schiavitù, concluso con la condanna di dodici imprenditori e caporali - sottolinea Castrignanò- ma l’istinto di sopravvivenza è ancora e sempre seguito dallo sfruttamento di chi ha bisogno, per questo il brano vuole rappresentare uno stato di necessità ancora attuale ed essere una rivendicazione contro il razzismo sociale e non solo del colore della pelle».
Il nuovo disco il 25 giugno
Il brano anticipa l’uscita del disco Babilonia prevista il 24 settembre per Ponderosa Music Records ed è disponibile dal 25 giugno su tutte le piattaforme digitali.
Il video di Gianni De Blasi
A corredo del brano c’è il videoclip realizzato da Gianni De Blasi, con il quale viene analizzato il fenomeno dello sfruttamento allargando lo sguardo su come, nella società moderna del profitto ad ogni costo, l’individuo sia quotidianamente legato ad una condizione, spesso scomoda che ricerca lui stesso, ma che rappresenta l’unica alternativa possibile. Una denuncia che punta il dito su come ognuno di noi sia parte di una catena complessa dove, allentare la corda sembra essere l’unica soluzione per ridare vita e dignità all’uomo e al lavoro nelle campagne.
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