Sembra che questo sia l’anno del ritorno nei teatri per la musica italiana d’autore, poltrone rosse per Dario Brunori che, dopo aver conquistato la critica con il suo...
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I monologhi sono stati studiati per analizzare le piccole e grandi incertezze quotidiane, collegandole ai temi dei brani che Brunori canterà. «Sarà un alternarsi di serio e faceto (soprattutto faceto), una visione personale di un’epoca baumaniana che si può definire molto liquida, ossia priva di quelle certezze come le ideologie, le religioni o il sistema familiare che erano molto solide ai tempi dei nostri nonni e che si sono via via frammentate e liquefatte nella nostra epoca».
Lo spettacolo è l’evoluzione di “Brunori Srl”, il suo primo spettacolo teatrale in cui c’erano blocchi di canzoni e monologhi, la nuova produzione si muove tra registri differenti, in alcuni casi si rifà alla stand up comedy di matrice americana come quelle di Louis Ck, George Carlin o Bill Hicks; in altri ai monologhi più classici come quelli di Gaber.
«Scrivere uno spettacolo teatrale è complesso quasi come sostenere un esame all’Università – sottolinea Brunori - ho dovuto ingegnarmi a lungo per scrivere, cancellare e rielaborare i monologhi. Ma se è vero che “un attore si deve complicare la vita” come dicevano Carmelo Bene ed Edoardo De Filippo, allora credo di aver fatto qualcosa di bellissimo, artisticamente parlando, anche se poi me ne pento amaramente».
Insieme alla sua storica band, Brunori intraprenderà con il suo spettacolo un percorso tra il riso e il pianto, dove l’unica certezza sarà l’incertezza: «La dimensione teatrale mi ha sempre attirato perché è un momento di ascolto assoluto, decisamente più mentale rispetto ai concerti che invece definisco più fisici e carnali. Ma se da una parte il silenzio dei teatri mi affascina, dall’altra mi dà un’incredibile ansia e una grande incertezza sull’esito». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia