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In un certo senso non poteva essere altrimenti. Nell’ottica del suo lungo ritorno a casa, fatto di tappe successive di “restituzione” e memoria, ma anche di contributo al futuro, Eugenio Barba ha scelto la sua terra, il Salento, per chiudere la sua straordinaria avventura nel mondo teatrale internazionale, che lo ha visto tra gli spiriti più innovatori e intellettuali. Saranno infatti i Cantieri Teatrali Koreja di Lecce a ospitare il suo ultimo suo spettacolo, “Tebe, al tempo della febbre gialla”, in programma da domani a sabato 8 ottobre con inizio alle 20.45 (biglietti disponibili su Vivaticket e al botteghino). Per i cultori, si tratterà dell’ultima occasione di vedere una sua produzione dal vivo.
Lo spettacolo in greco antico
Lo spettacolo è ispirato alle grandi tragedie greche che raccontano il mito di Edipo ed è recitato in greco antico ad eccezione di alcune frasi in italiano che orientano lo spettatore. È il giorno dopo la fine della battaglia tra i suoi due figli per il dominio di Tebe. La ribelle Antigone è stata punita per aver profanato la legge della città e le famiglie seppelliscono i loro morti. Creonte e Tiresia ordiscono la pace ma la Sfinge e la peste sono in agguato.
«Per noi tutti è primavera, tempo di innamoramenti.
Barba, la lunga storia tra Nord Europa e Salento
Eugenio Barba fondò l’Odin Teatret nel 1964 a Oslo, in Norvegia, una delle prime tappe dove approdò dal Salento – è nato a Brindisi da genitori originari di Gallipoli, dove ha trascorso la sua infanzia – prima di spostare definitivamente la residenza della compagnia a Holstebro, in Danimarca.
I sessant’anni di storia dell’Odin hanno attraversato anche il Salento a partire da settembre 1973, quando il gruppo danese arrivò a Lecce - e fu la prima volta che Barba ritornava nella sua terra dopo averla lasciata da giovanissimo - per una serie di spettacoli e seminari organizzati dai professori di storia del teatro dell’Università e da alcuni loro collaboratori, fra cui Gino Santoro e Rina Durante. Fu il preludio per il lungo soggiorno che si protrasse a più riprese e per lunghi periodi fino al 1975 (anche in Sardegna) con l’intento di portare il teatro in “luoghi senza teatro”, a contatto con popolazioni che abitualmente non ne fruivano. I paesi salentini coinvolti in quell’esperienza furono, oltre a Lecce, Calimera, Castrignano dei Greci, Copertino, Cutrofiano, Galatone, Martano, Pisignano, San Cesario, Serrano, Sogliano Cavour, Soleto e Monteiasi in provincia di Taranto.
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Quotidiano Di Puglia