Al Valle D'Itria la potenza dell'Orlando Furioso

L'Orlando Furioso apre il Festival Valle D'Itria 2017
“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto...”: già nel distico iniziale dell’“Orlando...

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“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto...”: già nel distico iniziale dell’“Orlando furioso” è rappresentata l’ideale unione tra poesia e musica. Borges identificò peraltro in questo capolavoro, che può essere considerato la prima grande opera di letteratura moderna della cultura occidentale e di cui l’anno scorso si è celebrato il 500mo anniversario della prima edizione, “un risplendente labirinto” costituito di sogni.

Tra le tante opere che si sono ispirate ai versi dell’Ariosto c’è anche quella composta da Vivaldi, riproposta ieri sera con grandissimo successo al Festival della Valle di Itria di Martina Franca per l’inaugurazione della 43ma edizione, l’ottava con la direzione artistica di Alberto Triola.
Uno spettacolo sontuoso che ha espresso al meglio quella meraviglia che l’arte barocca si poneva come preciso obiettivo, ovvero «creare con la fantasia un mondo più bello e lussureggiante», per usare le parole di Rodolfo Celletti, il più importante studioso nella riscoperta e riproposta esecutiva del mondo e dell’estetica del belcanto, al quale il Festival, di cui è stato direttore artistico dal 1980 al 1993, dedicherà un convegno nel centesimo anniversario della nascita.
Uno spettacolo bellissimo, quello firmato dal regista Fabio Cerasa, per ricchezza di inventiva e bellezza dei costumi, con alcune scene che, per la loro sensualità e decadenza, sembravano ispirate dai quadri di Klimt e Alma Tadema. Eccellente la direzione di Diego Fasolis alla testa dei Barocchisti, una delle compagini più ammirate per le esecuzioni del repertorio barocco. La sua è stata una lettura energica e dolente, ma sempre elegante e pulita, in grado di rendere al meglio quella ricchezza di sfumature e di colore presente nella parte musicale.


Ottimo anche il cast per espressività e senso del ritmo, ad iniziare dalla bravissima Sonia Prina nel ruolo del titolo. Specialista händeliana, ma anche eccellente interprete di Vivaldi e Rossini, il contralto, 11 anni dopo essere stata consacrata dai critici musicali con il Premio Abbiati, è tra le interpreti più affermate di questo repertorio per le sue qualità vocali ed una presenza scenica di rara intensità. Bravissimi anche Lucia Cirillo nel ruolo di Alcina, e Riccardo Novaro, nella parte di Astolfo. Buona la prova dei giovani cantanti, Loriana Castellano, Konstantin Derri e Luigi Schifano, rispettivamente Bradamante, Medoro e Ruggiero. Una citazione a parte merita il soprano Michela Antenucci, che debuttava nel ruolo di Angelica. Proveniente dall’Accademia “Celletti”, si è fatta ammirare per la bellezza della voce e la personalità interpretativa. Valido anche il coro barocco del Festival della Valle d’Itria diretto da Ferdinando Sulla. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia