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Fiorire anche in tempo di crisi. L’imperativo è questo: sviluppare capacità di adattamento e saper gestire al meglio gli imprevisti. Ritrovare e coltivare la fiducia, in sé stessi e negli altri, valorizzare le potenzialità, note e meno note, dei territori riprogrammando gli obiettivi e se necessario cambiando strategie e percorsi per raggiungerli. È il compito cui è chiamata la classe imprenditoriale, soprattutto quella della filiera turistica, dalla ricettività alla ristorazione fino agli eventi e ai servizi, messa alla corda dalla pandemia. La Puglia, in parte, ha dimostrato di saperlo fare. Anche in un’estate in cui le previsioni non lasciavano sperare nulla di buono e dopo un crollo del fatturato che per le imprese turistiche ha sfiorato, come in tutto il paese, il 100%, nei mesi estivi e fino alla fine di settembre, i numeri hanno confermato la capacità attrattiva della nostra regione. Inutile girare intorno, il turismo vive uno dei peggiori periodi di crisi dal dopoguerra, nessuna filosofia, nessun piano strategico e di marketing sono in grado di dare le risposte immediate che gli imprenditori chiedono per fronteggiare le difficoltà quotidiane: liquidità, sostegno economico e fiscale, regole chiare in cui muoversi per continuare ad investire nel futuro delle imprese e dei dipendenti.
Da dove ripartire dunque? Certamente dall’esperienza deimesi scorsi e dall’analisi dei mercati con i quali ci si dovrà confrontare da qui alla prossima estate, come minimo. Il 2021 sarà ancora un anno di turismo interno e soprattutto di prossimità. Probabilmente, fino a che il perdurare dello stato di emergenza produrrà incertezza e paura, tanti italiani sceglieranno ancora di viaggiare in Italia; di andare in vacanza in sicurezza, senza spostarsi troppo, magari per brevi periodi e più spesso, ogni voltache ce ne sarà l’occasione.
«Oggi – spiega Minerva - la pandemia che ha travolto l’intero pianeta impone un generale ripensamento delle politiche turistiche, basate su un turismo di prossimità, di “vicinato”, in quanto, come abbiamo potuto constatare già nella scorsa stagione estiva, le misure di contrasto del contagio limitano fortemente gli spostamenti, non solo tra Paesi ma anche tra regioni diverse, favorendo comunque un turismo all’interno dei confini nazionali. In questa logica, se siamo convinti che lo sviluppo del Paese è lo sviluppo dei suoi territori, la politica non deve solo scommettere su prezzo e qualità dei prodotti, ma principalmente sulla capacità competitiva dei territori. Le relazioni fra beni culturali e ambientali, offerta turistica e sistema produttivo assumono un particolare valore e contribuiscono, se costantemente alimentate, a migliorare i prodotti e a rafforzare la capacità competitiva sia dei prodotti che dei territori. Se sono i territori che oggi competono sul piano nazionale e internazionale, è a questo livello che vanno progettate e realizzate politiche di marketing capaci di declinare offerta turistica, beni culturali, eventi, enogastronomia, eccellenze produttive». Il turismo insomma deve fondarsi su un processo di reinterpretazione che consenta di passare dall’offerta di meri territori, caratterizzati da diverse tipologie di risorse, a “sistemi turistici-destinazioni”, in grado di rendere possibili numerose e variegate esperienze di viaggio basate sulla complementarietà ed integrazione di molteplici fattori turistico-territoriali. Tanto più in territori come quello pugliese caratterizzato da una grande varietà paesaggistica e culturale, dal forte carattere identitario e da una potente carica attrattiva: qui il settore turistico nella sua totalità vale oltre il 13% del prodotto interno lordo e influisce in modo significativo sull’intera economia della regione.
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