L'università italiana si è rimessa in moto convergendo verso uno standard comune e più elevato della qualità della ricerca; in media, gli atenei...
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Buone performance per la Federico II di Napoli e per il Politecnico di Bari, entrambe con un +12%, crescita del 10% invece per l'Ateneo barese. Passi in avanti pure per Catania (10%) e Palermo (9%). «Il dato in termini assoluti appare ancora negativo rispetto alla media, ma l'elemento su cui focalizzare l'attenzione - fa notare l'Anvur è il miglioramento qualitativo che gli atenei meridionali sono stati capaci di realizzare».
Gli scenari. Ora, i risultati della Vqr saranno utilizzati per ripartire tra le università, statali e non statali, la parte premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario (Ffo) per il 2016. Il decreto con i criteri di riparto di questa quota premiale - che ammonta quest'anno a 1.433.000.000 euro - é stato inviato nei giorni scorsi agli organismi competenti per il loro parere. Quello dell'Anvur è stato un lavoro durato 18 mesi in cui 450 super esperti hanno valutato oltre 118.000 lavori realizzati da circa 65.000 tra professori e ricercatori, impiegati in 132 strutture tra università, enti di ricerca e consorzi interuniversitari. «Si vede con chiarezza che l'esistenza stessa della Vqr, quindi il sapere a priori che il lavoro di ricerca sarà valutato, ha orientato l'azione delle università. La prima valutazione, conclusa nel 2013 che considerava i lavori scientifici realizzati nel periodo 2004-2010, aveva fotografato la ricerca universitaria dopo un periodo di oltre vent'anni senza un sistema di valutazione comune, con il risultato che ogni ateneo aveva seguito regole proprie e il sistema si era mosso in ordine sparso, con profonde differenze. Oggi, invece, vediamo - commenta Andrea Graziosi, presidente Anvur - che le differenze tra atenei si riducono e tutto ci fa pensare che la qualità media del lavoro delle università si sia innalzata». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia