Servono i narratori della bellezza. È la nuova sfida lanciata dall’Università del Salento che passa. Un corso di laurea magistrale in “Scienze...
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Geografia e Antropologia vengono chiamate alla scoperta del territorio, delle sue bellezze, dando ai futuri esperti una formazione spendibile in diversi ambiti, soprattutto nel segmento del turismo. Ieri mattina il direttore del Dipartimento di Storia, società, studi sull’uomo, Fabio Pollice, ha presentato l’iniziativa alle parti sociali nell’ex oratorio degli Olivetani a Lecce e l’accoglienza è stata entusiasta, contornata da riflessioni e spunti. Il territorio non viene raccontato al meglio, al netto di alcune eccezioni. Questo il filo conduttore che ha legato gli interventi, a partire dalla presentazione di Pollice e dalla sottolineatura del delegato del rettore alla Comunicazione istituzionale, Stefano Cristante, che ha evocato la bellezza della Grotta dei Cervi «ha un ecosistema fragilissimo, ma la tecnologia potrebbe aiutare per farla conoscere la mondo».
Ma la valorizzazione del territorio ancora non è al top, secondo i prof e le parti sociali che si sono confrontate ieri mattina. Poche le eccezioni: una su tutte La Notte della Taranta, nel «bene e nel male», ha detto Raffaele Gorgoni, vicepresidente della Fondazione. E Piero Manni, amministratore unico della casa editrice Manni, ha ricordato che «per età e per professione sono la memoria storica di questo territorio e l’esigenza di raccontarlo parte da lontano». Il corso avrà una sede amministrativa a Matera, ma gli studenti – Pollice ha stimato che potrebbero essere una quarantina – potranno scegliere in quale dei quattro Atenei frequentare le lezioni, mentre solo il secondo semestre sarà vincolato a Matera. «Al Sud non ci sono corsi di laurea di questo tipo – ha puntualizzato Pollice – e noi dovevamo dare ai nostri studenti questa possibilità senza obbligarli ad andare al Nord». E questo inciso ha dato il via a considerazioni sulla distanza che il territorio percepisce da parte dell’Università. «Un fatto strano – ha ribadito Pollice – perché noi siamo molto impegnati a fare ricerca per il territorio».
Per gli studenti delle quattro Università sarà l’occasione – permessi ministeriali permettendo - di specializzarsi nelle discipline demoetnoantropologiche o geografiche. La proposta non nasce dalla voglia di fare qualcosa di unico, ma si fonda sulla considerazione che in Italia 1.066 studenti, nell’anno accademico 2014/15, si sono iscritti nelle università del Centro Nord per frequentare il corso di laurea in Antropologia Culturale ed Etnologia, e di questi, poco più del 7 per cento arriva dalle regioni meridionali. Idem per Scienze Geografiche: 257 studenti si sono iscritti nelle università del Centro-Nord e il 7 per cento è rappresentato da ragazze e ragazzi del Sud. Tentare di “acchiapparli” è lecito. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia