Quattro milioni di sputacchine, per ettaro. Vale a dire circa duecento vettori (Philaenus spumarius) al metro quadro. In un caso anche un picco di otto milioni e mezzo per ettaro,...
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L’iniziativa parte dalla legge universalmente dimostrata che i patogeni trasmessi da vettore si combattono prima di tutto controllando il vettore. Il proverbio che recita “meglio prevenire che curare” suggerisce che il controllo del vettore, pure importante in aree già infette, è cruciale per rallentare o fermare l’invasione in aree appena o non ancora raggiunte dal batterio. Sicuramente studiare il comportamento e misurare il numero di individui della sputacchina e stimare quanto sono efficaci alle misure attuate per contrastarla sarebbe un grandissimo passo avanti per frenare la diffusione del contagio.
Io l’ho osservato studiando lo psillide “Macrohomotoma gladiata”, introdotta in Europa qualche anno fa e originaria dall’Estremo Oriente.
Ebbene ho osservato lo Zelus predare gli psillidi sui rami dei Ficus ornamentali - aggiunge l’entomologo - Abbiamo provato ad offrirgli Philaenus adulti constatando, in pochi secondi, l’aggressione letale dello Zelus. Ulteriori numerosi esperimenti e osservazioni sistematiche, ancora in corso, dimostrano l’appetito feroce di questo predatore e la sua attitudine a uccidere grandi numeri della preda, anche senza nemmeno nutrirsene. Per l’allevamento massale abbiamo ottenuto discrete performance utilizzando diete a base di fegato frullato e gelificato. Ora - conclude - siamo impegnati a capire se lo Zelus può essere allevato in massa, e soprattutto, su dieta completamente sintetica, facilmente conservabile e dispensabile. In prospettiva, se riuscissimo a mettere a punto una buona tecnica di allevamento massale, c’è una biofabbrica». L’idea è di allevare popolazioni consistenti di Zelus renardii da utilizzare per il controllo dei fitofagi dell’olivo, e non solo, comprese le sputacchine: riducendo efficacemente la trasmissione della Xylella da pianta infetta a pianta sana.
Vale la pena ricordare che la volontà di monitorare l’insetto vettore del batterio era stata, tra l’altro, già manifestata dalla task force regionale, tanto che nel corso dei suoi incontri lo aveva più volte ribadito, sancendolo definitivamente nella riunione del 14 marzo 2016. Grazie al monitoraggio del vettore si sta ora valutando la dinamica della popolazione in relazione all’efficacia delle misure fitosanitarie attuate per contenere la trasmissione del batterio.
Nello specifico, l’attività di monitoraggio, così com’è stata messa a punto dall’Osservatorio fitosanitario regionale, comprende una fase “preparatoria”, che si prefigge di fornire dati descrittivi della biologia, della fenologia e della dimensione della popolazione della sputacchina, funzionali per temporizzare gli interventi di controllo e per quantificare l’intensità dei fattori di mortalità da imporre alla popolazione bersaglio dell’insetto. E ora, grazie al predatore, se andrà a buon fine l’allevamento, milioni di vettori saranno sterminati anche senza ricorrere agli insetticidi.
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Quotidiano Di Puglia