Una legge regionale per ostacolare la ricerca di idrocarburi nel mare pugliese «non è una strada percorribile», ma il governatore Michele Emiliano è pronto «a sedersi al...
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«Per noi – dice - la partita non è chiusa. Siccome grazie a Dio questo governo ha chiuso la sua storia, apriremo un fronte anti-trivelle con chiunque voglia, con qualunque forza politica che si impegni a modificare queste norme e a vietare l’uso dell’air gun. La Puglia sarà di nuovo in prima linea». È un fiume in piena Emiliano, anche se la decisione del Consiglio di Stato era prevista. Il ricorso era stato presentato solo per prendere tempo, in attesa di nuovi interlocutori al posto di Matteo Renzi. Emiliano non ne fa una questione politica, consapevole anche che il “no” alle trivelle è trasversale. «Adesso – prosegue - mi vengano a dire che questa cosa la faccio contro qualcuno in particolare. Questo “contro qualcuno” oggi non avrebbe senso, perché non c’è più. Devo solo difendere il mare della Puglia. C’è una intera regione che è arrabbiata, non lo sono solo io: sui giornali non ho trovato che gente infuriata, disperata, dispiaciuta, mortificata».
Sul piano giuridico, però, non si può fare più nulla, nemmeno la proposta, giunta per prima dalla Provincia di Lecce, di dare vita ad una legge regionale è praticabile, dice Emiliano. «Altrimenti – aggiunge – l’avremmo già percorsa: è necessario che il nuovo governo e parlamento prendano atto di queste cose e le vietino». L’air gun è un sistema che utilizza bombe di aria compressa e, registrando il ritorno di queste iniezioni di aria compressa, mira a stabilire dove è più probabile si possa trovare un giacimento petrolifero. «Questo meccanismo – sostiene il presidente - danneggia la fauna marina, perché i pesci hanno dei sistemi di orientamento fortemente influenzati da queste cose». L’attacco all’ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Pd, Matteo Renzi, è diretto, pur non citandolo mai. “Non c’è una sola voce a favore – attacca - se non piccoli burocrati di un ministero, alcuni uomini politici collegati inevitabilmente alle lobby. Perché se si sblocca la possibilità di fare ricerche con air gun nel nostro mare, grazie a provvedimenti politici, questi politici non possono che essere considerati dei lobbisti. Non sono altro. Se qualcuno – è l’affondo diretto al suo stesso partito - vuole fare ancora analisi del voto, potrebbe partire dal referendum sulle trivelle. E potrebbe rendersi conto di quanta gente vive sul mare, di quanta gente ha cultura del mare, di quanta gente ha capito perfettamente quale era il disprezzo del governo nei confronti del mare. E quindi per difendere il mare si va a votare. Qualcuno pensava di averlo vinto il referendum, in maniera ingenua, non raggiungendo il quorum». Sulla decisione del Consiglio di Stato, spiega: «I giudici non hanno detto che l’air-gun è una cosa buona, come qualcuno vigliaccamente sta cercando di fare comprendere. Hanno detto solo che si tratta di una scelta discrezionale del governo, nella quale è chiaro che un giudice non può entrare perché c’è una divisione tra il potere giurisdizionale e quello legislativo e dell’Esecutivo. Ed è evidente che se un governo decide di rendere legittimo l’uso dell’air gun non è certo un giudice che può cambiare la legge. È veramente una questione ideologica per il governo di centrosinistra attaccare la Puglia che difende il suo mare». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia