Sono ore cruciali per decidere sulle modalità con cui dal 3 giugno sarà possibile tornare a circolare liberamente nel Paese. Il ministro per gli Affari Regionali...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il governo, comunque, dice no a eventuali fughe in avanti da parte dei presidenti delle Regioni. Ancora nessuna scelta definitiva è stata presa, e non ci sarà prima di domenica: l'esecutivo infatti continua a ribadire che ogni decisione sarà improntata alla massima cautela.
Decisivi saranno i dati dei monitoraggi sull'andamento epidemiologico, a partire da quelli attesi per oggi e che consegneranno la fotografia dei contagi, e non solo, avvenuti nella seconda settimana relativa alle prime riaperture del 4 maggio e quelli relativi al 18 maggio, data di riavvio di molte attività commerciali. Sarà sulla base di tali dati, elaborati dal ministero della Salute e dall'Istituto superiore di sanità, che il governo deciderà in merito al riavvio della mobilità tra le Regioni. A pesare, nella valutazione, non sarà un solo elemento ma 21 indicatori.
Catena umana di ristoratori e gestori b&b: «Subito aiuti o è la fine». E all'Inps consegnano le buste paga dei dipendenti: da due mesi in attesa di Cigs
Un algoritmo tra tutti gli indicatori permetterà di definire se in un territorio le condizioni sono positive o di allerta. E le decisioni saranno conseguenti. Tra gli indicatori c'è anche l'indice di contagiosità R0 o Rt, che indica quante persone un soggetto positivo al virus può infettare. Perché non scatti l'allerta è necessario che tale valore si mantenga sotto l'1, come è attualmente pressoché in tutte le Regioni italiane. Ma questo non è l'unico criterio dirimente: vanno considerati, per esempio, anche il numero di tamponi effettuati e il grado di saturazione delle terapie intensive. Ed ancora: si dovrà monitorare il numero di nuovi focolai e di accessi al Pronto soccorso.
Per ogni indicatore è fissato un livello di soglia ed uno di allerta. Per i tamponi, ad esempio, la soglia accettabile è il trend di diminuzione in setting ospedalieri e pronto soccorso. Inoltre, si sarà nella soglia se l'indice di contagio R0 è inferiore a 1. Per i pronto soccorso, il valore soglia è un numero di accessi con sindromi compatibili con Covid in diminuzione o stabile in almeno l'80% dei Pronto soccorso parte della rete di sorveglianza nella Regione. È allerta se il numero di accessi è in aumento nel 50% dei Pronto soccorso. Accettabile, poi, se il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per Covid è inferiore al 30%, è allerta se è superiore.
In ogni caso, da quattro giorni, anche se con numeri ridotti, i contagi hanno ripreso a salire e ora sono il doppio di lunedì. Con il nord ovest che è la zona più esposta: la Lombardia ha da due giorni il 65% dei casi e da una settimana, mentre la percentuale di positivi su nuove persone testate è dello 0,5 nel resto d'Italia, in Liguria sale al 4,9%, in Lombardia al 3,8% e in Piemonte al 2,5%. Ma l'obiettivo resta quello espresso da Boccia in Parlamento, fare in modo che si possa riaprire in maniera unitaria. «Faremo valutazioni in maniera rigorosa e laica. Ma se tutte le regioni ripartono, ripartono senza distinzioni. La distinzione tra cittadini di una città rispetto all'altra non è prevista, se siamo sani ci muoviamo». Se questo significa sbloccare tutto il 3 giugno o rinviare di qualche giorno, lo si saprà all'inizio della prossima settimana e dunque al momento resta in piedi pure l'ipotesi di riaprire tutto introducendo una fase di quarantena per chi si sposta, anche se Boccia ha sostenuto che al momento «non siamo in quella condizione». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia