Una stagione turistica negativa, oltre al collasso delle imprese coinvolte nel settore, farebbe sfumare in Puglia anche i circa 14 milioni ricavati dall'imposta di soggiorno....
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Solo nel Salento sono 13 i comuni che si avvalgono di questo strumento: gli incassi sono stimati per più di 4 milioni di euro complessivi; in testa, secondo un recente studio diffuso da Puglia Promozione, c'è Otranto che mediamente registra un'entrata di oltre 1 milione di euro; seguono Lecce e Ugento e poi Gallipoli, che incassa molto meno in relazione alle presenze e agli arrivi a causa del sommerso. Ma anche altre località come Porto Cesareo, Nardò o Melendugno traggono benefici da questi introiti che di anno in anno crescono grazie al lavoro di recupero e di controllo sui furbetti degli affitti in nero.
La previsione al ribasso per la prossima estate mette dunque in allarme alcuni sindaci della provincia che su tali entrate fondano la qualità dell'offerta turistica. Al contrario alcuni operatori in diverse località hanno chiesto in questi giorni di rivedere i regolamenti ed eventualmente sospendere il tributo per il 2020 come incentivo per i turisti che si spera arriveranno; altri invece hanno proposto che tali introiti, se ci saranno, vengano convertiti in aiuti agli imprese.
«Per chi come noi incassa oltre un milione di euro commenta il sindaco di Otranto Cariddi è improponibile pensare di abbassare o eliminare la tassa di soggiorno. Quelle che all'inizio di questo percorso erano considerate somme extra oggi sono entrate strutturali che ci consentono di tenere alta la qualità della nostra offerta turistica, pulizia delle spiagge e delle pinete, servizio di navetta, illuminazione notturna di aree turistiche, chiese aperte, guide turistiche ed altro. Inoltre come comune virtuoso versavamo al fondo di solidarietà. Nell'ipotesi di una stagione turistica disastrosa occorre mettere in conto anche la perdita degli incassi dei parcheggi, delle multe, degli ingressi al castello e ciò significa un bilancio in dissesto».
Il problema dunque è esattamente l'opposto. «È chiaro che gli imprenditori vadano aiutati ma questa è una competenza del governo centrale. Eliminare questa tassa vorrebbe solo dire abbassare la qualità dell'offerta. Piuttosto invece di abbandonarci a i populismi dobbiamo pensare a come sostenere i servizi e tenere alta la qualità senza questi incassi».
Meno allarmisti, se pur preoccupati, in quest'ottica altri sindaci che pur scontrandosi con la consapevolezza di una potenziale perdita si trovano a ragionare su cifre più basse. «È chiaro che quest'anno gli incassi saranno minori - commenta il primo cittadino di Gallipoli Stefano Minerva -. Negli ultimi due anni gli introiti sono aumentati grazie anche a un lavoro di recupero e di lotta all'abusivismo e nel 2019 abbiamo superato i 500mila euro ma a questo punto occorre cambiare le previsioni in bilancio, considerato che abbiamo tempo fino a giugno. Stiamo poi ragionando sull'eventualità di non applicare l'incremento previsto da quest'anno».
Anche a Porto Cesareo molti dei servizi ai turisti vengono sovvenzionati grazie all'imposta di soggiorno. «In questo momento la preoccupazione maggiore è rivolta all'intero sistema turistico - dice il sindaco Salvatore Albano -. L'anno scorso abbiamo incassato circa 320mila euro grazie ai quali garantiamo diversi servizi come il servizio navetta ad esempio, quest'anno vedremo in che modo destinare e ottimizzare quello che verrà per garantire al meglio almeno l'essenziale. Ogni cosa però sarà valutata come sempre dal tavolo tecnico con gli operatori».
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Quotidiano Di Puglia