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Troppa attività in intramoenia negli ospedali pugliesi e la Regione scrive alle Aziende sanitarie e chiede la ricognizione dei numeri e degli incassi per fare un “bilancio” sulle visite a pagamento. La circolare messa in campo dall’assessore alla sanità, Rocco Palese e dal Dipartimento di promozione della salute, arriva in una fase complessa per il sistema sanitario regionale, impegnato a far fronte all’emergenza caldo e alla carenza dei medici in corsia, a fronte dei ritardi accumulati nell’erogazione delle prestazioni ordinarie, con conseguente allungamento dei tempi delle liste d’attesa per i pazienti.
L'obiettivo della verifica
L’obiettivo dei vertici regionali è avere il quadro completo delle attività entro il prossimo 7 settembre, potendo così far luce su alcune spese ritenute elevate. In particolare la verifica, dopo lo scandalo dell’oncologico, sembrerebbe indirizzata su tutti gli ospedali che autorizzano i medici all’attività intramuraria, ed in particolare al Policlinico di Bari, dove al cospetto di numeri importanti nelle prestazioni erogate si registra anche il record di incassi, ad esempio, per il reparto di oculistica. Elemento, questo, emerso nel corso della relazione di Agenas, che tra il 2019 e il 2021, aveva quantificato un numero maggiore di interventi di cataratta fatti a pagamento, rispetto a quelli eseguiti in regime ordinario. Dati tuttavia contestati dal Policlinico Barese, su cui però la Regione ora vuole vederci chiaro, con la richiesta di ricognizione inviata ieri a tutti i direttori generali. Nella nota i vertici sanitari pugliesi, oltre a ricordare il proprio ruolo di controllore, ribadiscono «che le prestazioni in regime libero professionale intra muraria devono essere esercitate dal professionista fuori dell’orario di servizio solo negli orari in cui la struttura è libera della attività istituzionale.
Dalla Regione arriva anche la sottolineatura per il personale dipendente, che alla luce della normativa attuale, «non può esercitare attività libero professionale, così come qualsivoglia altra tipologia di attività professionale, presso strutture private accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale». Ai direttori generali delle Asl, a cui è ricordata la possibilità di sospendere l’attività in Alpi in caso di incongruenze sui numeri, i vertici sanitari hanno dunque fatto richiesta di produrre una relazione mensile e dettagliata per specialità sulle attività libero professionale intramuraria della dirigenza medica, veterinaria e del ruolo sanitario per l’anno 2022 e per i primi 6 mesi del 2023 comparata ai volumi di attività istituzionale programmata, con anche il numero complessivo di dirigenti medici che esercitano attività in regime Alpi rispetto al numero totale dei dirigenti medici in servizio e gli introiti aziendali.
«Si è perso il vero obiettivo per cui è stata introdotta l’intramoenia – commenta l’assessore regionale alla salute, Rocco Palese – e riscontriamo purtroppo una degenerazione delle attività, che richiede un monitoraggio attento di tutta la situazione. L’introduzione della misura si era resa necessaria per facilitare l’accesso alle cure del paziente, quando il regime sanitario obbligava il medico all’esclusività con l’ospedale pubblico. Oggi invece il quadro è cambiato, con l’aggravio delle liste d’attesa e la rincorsa al valore economico che rischiano di creare un grave vulnus per il sistema. Tutto questo richiede una verifica – conclude Palese - che dovrà necessariamente portare ad una nuova normativa nazionale per la regolamentazione della disciplina». Positivo il riscontro dei sindacati alla circolare regionale con il plauso del segretario di Fsi-Usae, Francesco Perrone. «In alcuni casi le Asl hanno allentato il monitoraggio sull’attività libero professionale intramuraria rispetto alle prestazioni in attività istituzionale, con risultati non appropriati. Giusto quindi controllare – sottolinea Perrone – per garantire il rispetto dei volumi e il corretto svolgimento delle prestazioni».
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