Un’altra emergenza rifiuti potrebbe essere alle porte. L’Arpa, con una dettagliata relazione, ha certificato alcune presunte irregolarità nelle emissioni...
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In piena estate, con un sovraccarico senza dubbio maggiore, si presenta un’altra grana. Per la verità si trattava di una eventualità più volte annunciata nelle scorse settimane, quando da Bari si era fatto il punto sul numero di strutture su cui poter contare. Per l’umido, quindi con riferimento agli impianti di compostaggio, è emerso che di siti pubblici non ce n’è neppure uno in funzione, nel territorio regionale. Sono cinque in tutto: Tersan Puglia, Bioecoagrim, Eden 94, Aseco, Progeva. Si trovano rispettivamente a Modugno, Lucera, Manduria, Ginosa Marina e Laterza. Tenuto conto dei rischi che corre Tersan, della chisura di Bioecoagrim che durerà fino a settembre, lo smaltimento della frazione organica prodotta in tutta la Puglia dovrebbe pesare in teoria solo sui tre impianti del Tarantino.
Per quel che riguarda Modugno, dove già nell’aprile scorso c’erano stati provvedimenti di chiusura temporanea disposti dalla Regione, le sollecitazioni sono giunte dal Comune e dal sindaco, l’ex pm Nicola Magrone, che ha raccolto le lamentele dei cittadini per i miasmi diffusi in città.
Secondo quanto riportato dall’Arpa, testualmente citata dal primo cittadino, non sarebbe stato rispettato «il limite per la concentrazione di odori nelle emissioni». Il «superamento del limite di legge» delle emissioni, misurato «in più occasioni» da Arpa - sostiene il sindaco - costituisce un «pericolo immediato per l'ambiente». L’Arpa Puglia, Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell'ambiente, ha inserito le proprie valutazioni in una nota inviata alla Regione Puglia e, per conoscenza, al Comune di Modugno, alla Città metropolitana, alla Procura della Repubblica e alla Asl Bari. Il «pericolo immediato» delle emissioni Tersan, sottolinea tra l'altro l'Arpa, deriverebbe dal fatto che le emissioni stesse non rispettano né il limite previsto dalle prescrizioni imposte all'azienda nell'agosto 2015 dalla Regione Puglia con l'Autorizzazione integrata ambientale, né il limite, ben più ampio, imposto dalla legge regionale 23 del 2015. «Il pericolo connesso con l'irregolarità accertata (non rispetto del limite per la concentrazione di odori nelle emissioni) - rileva ancora l'Agenzia - è legato alla diffusione in aria di sostanze odorigene» che provocano «molestie olfattive». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia