Un faro dirottato sulla Puglia, ma con discrezione. Senza endorsement espliciti per questo o quel candidato, senza trame cucite a Roma isolando e lasciando Bari all’oscuro,...
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Ma perché Matteo Renzi perlustrerà il terreno pugliese, anche fisicamente, tramite un suo ambasciatore? Innanzitutto, il quadro generale: in questi giorni la segreteria nazionale del partito sta congegnando il meccanismo per sbancare anche alle Regionali di primavera. In palio nove regioni, con assetti a geometria variabile. E con la volontà di ripetere “l’operazione caterpillar” delle ultime Europee. Poi c’è la specificità del quadro pugliese: reduce da dieci anni di vendolismo, la Puglia è regione in evoluzione, dove peraltro sulla pista delle primarie rombano già i motori di due democrats quali appunto Michele Emiliano e Guglielmo Minervini. E la segreteria renziana vuol monitorare, vigilare, sondare. Studiando le mosse per esempio di Emiliano, un renziano atipico. Una fase di osservazione, da intendere alla lettera proprio in virtù del ruolo pregnante affidato a Bonaccini. «Difficilmente - commentano da ambienti romani - Renzi si sbilancerà a favore di un candidato in particolare. Almeno per ora». Una cautela che fa da coperchio alla deflagrazione dei posizionamenti, delle alleanze, delle sponsorizzazioni: molti big, soprattutto tra i parlamentari pugliesi, stazionano nello stallo e non si sbilanciano. In attesa di timidi segnali dalla stretta cerchia di collaboratori renziani.
Ad annodare ulteriormente la matassa c’è poi un nome: Elena Gentile. L’europarlamentare foggiana, ex assessore regionale alla Sanità, gioca in punta ora di fioretto e ora di sciabola. Civatiana, ma con stretti legami nella galassia dalemiana, Gentile non esclude affatto una sua candidatura alle primarie di centrosinistra, andando così ad affiancare gli altri due pd e il senatore vendoliano Dario Stefàno. «Sono tentata, deciderò entro pochi giorni», ha precisato. Intanto nelle prossime ore, dopo aver già incontrato Emiliano, l’europarlamentare volerà a Roma per un rapido giro di consultazioni: Pippo Civati e soprattutto Massimo D’Alema i principali indiziati. Gentile intanto mette sul tavolo del confronto due fattori non trascurabili: le regole e l’approccio di Emiliano alle primarie. Nel primo caso s’ostina a chiedere, al pari di Minervini e dei vendoliani, il turno di ballottaggio alle primarie, non previsto dall’accordo di coalizione e bocciato da Emiliano. Quanto invece alle strategie del segretario, Gentile gli contesta i giudizi trancianti, e la promessa di discontinuità e rivoluzione, sui dieci anni di governo Vendola. Una polemica che sta scuotendo le fondamenta delle coalizioni («Emiliano straparla», ha spigolosamente reagito il governatore uscente). Una circostanza, quest’ultima, che potrebbe stuzzicare ulteriormente l’orgoglio dell’ex assessora. Che, se dovesse scendere in campo, spariglierebbe parecchio le carte in tavola: i dalemiani, allo stato attuale in buona parte piazzati sulla scia di Emiliano, virerebbero in gran numero verso Elena Gentile.
L’europarlamentare scioglierà la riserva a breve. E non potrebbe essere altrimenti: un’eventuale candidatura andrebbe presentata durante l’Assemblea dell’8 settembre. L’aritmetica però riduce gli spazi di manovra: statuto nazionale Pd alla mano, per partecipare a primarie di coalizione è necessaria la sottoscrizione alla candidatura da parte del 35% dei membri d’Assemblea. Insomma: 3 per 35 fa 105, pertanto la candidatura rischia d’essere un miraggio. A meno che l’europarlamentare non decida di sfruttare l’altra norma statutaria: far leva sul 20% di firme degli iscritti al Pd pugliese. «Ma Elena - commenta un dirigente a lei vicino - vuol solo dare la scossa, non candidarsi». Intrecci che saranno svolti l’8 settembre, sotto gli occhi dell’osservatore renziano. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia