Reddito di cittadinanza da modificare: non si incrociano domanda e offerta. In Puglia numeri introvabili per i rioccupati

Reddito di cittadinanza da modificare: non si incrociano domanda e offerta. In Puglia numeri introvabili per i rioccupati
Abolizione o riforma? Ormai da mesi il dibattito sul reddito di cittadinanza incontra e scontra diverse visioni tra politici, sindacati, imprenditori, consulenti del lavoro....

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Abolizione o riforma? Ormai da mesi il dibattito sul reddito di cittadinanza incontra e scontra diverse visioni tra politici, sindacati, imprenditori, consulenti del lavoro. Probabilmente su un aspetto le visioni si avvicinano: com’è strutturato, non raggiunge quell’obiettivo di incrociare domanda e offerta di lavoro. E lo si capisce, per esempio, anche dall’impossibilità di avere numeri certi sulla platea di coloro che sono stati reinseriti grazie al Rdc in Puglia.

I sindacati: incrociare domanda e offerta

Ecco perché anche il segretario pugliese della Cgil, Pino Gesmundo, ricorda come fin dall’inizio il sindacato sosteneva che la molteplicità di obiettivi legati al reddito di cittadinanza fosse fin troppo ambiziosa: «Essere assieme misura di contrasto alla povertà e strumento di reinserimento attivo al lavoro: si tratta di questioni complementari ma non sufficienti perché oggi si può essere poveri anche lavorando, a causa di bassi salari e lavori precari e intermittenti».

 

Secondo Gesmundo, sul versante del contrasto alla povertà, il Rdc in parte ha funzionato attenuando l’impatto della pandemia. «La percentuale delle famiglie in povertà assoluta è diminuita di 1,7 punti percentuali e quella delle famiglie in povertà relativa di 1,3 - prosegue il numero uno della Cgil - Il 36% di quanti hanno ricevuto il reddito va sopra la soglia di povertà, e non è poco. Si può fare di più e meglio, non solo come sostegno ma ampliando l’offerta di welfare, dalla salute all’istruzione».

Anche per il segretario della Cisl Puglia, Antonio Castellucci, «è necessario fare di più: è facile comprendere che sia opportuno riconfermare questa misura di contrasto universale alla povertà, includendolo nel sistema e nella riforma degli ammortizzatori sociali attraverso un grande investimento sulle politiche attive del lavoro, il quale fino ad oggi è stato il vero grande assente. Difatti non riscontriamo sul territorio regionale un numero molto rilevante di reinserimenti lavorativi dei percettori di reddito di cittadinanza, dettato in particolare dalle poche opportunità di impiego e dalle proposte/offerte che in tanti casi risultano essere estremamente precarie e al limite del rispetto dei contratti».

«No alle demonizzazioni»

Poi c’è un altro punto che si lega alle polemiche nazionali. Da mesi continua il bombardamento sul rischio che la misura sia un modo di evitare di lavorare, un assegno che faccia rifiutare offerte o, peggio ancora, faciliti il lavoro nero. Questo ragionamento è rigettato dalla Cgil: «La retorica attorno al reddito che disincentiva il lavoro va smontata. A chi si sono rivolti tutti questi imprenditori che offrono opportunità e nessuno risponde? - è l’interrogativo di Gesmundo - Basta recarsi presso i Centri per l’impiego e se un destinatario di reddito di cittadinanza rifiuta un’offerta di lavoro congrua, rischia di perdere il sostegno. Allora che la si smetta di farsi pubblicità a danno dei più poveri, lo dico ai politici e agli imprenditori. Così come basta con la storiella del preferiscono lavorare in nero: quando accade è perché il datore di lavoro così preferisce, nessun lavoratore glielo può imporre».

Anche per il segretario della Uil Puglia, Franco Busto, dare la colpa al reddito di cittadinanza per il mancato reinserimento è sbagliato. «Sarebbe opportuno verificare l’applicazione rigorosa dei contratti di lavoro: siamo convinti che con una giusta retribuzione i cittadini preferirebbero lavorare anziché rimanere a casa, tanto che abbiamo anche proposto la stesura di una legge regionale in tal senso».

Busto però non nasconde che occorrono dei correttivi alla misura: «È stata di grande aiuto come strumento di sostegno al reddito in una fase di profonda crisi economica e occupazionale, è stata carente in quella che dovrebbe invece essere la mission principale, ovvero l’incrocio della domanda e dell’offerta di lavoro, la formazione di disoccupati per il loro reinserimento nel mondo del lavoro. Basti pensare che rischiamo di ritrovarci davanti al paradosso dei navigator, assunti per trovare lavoro e che invece presto potrebbero ritrovarsi dall’altra parte della barricata».

Un paradosso che certifica la necessità di trovare nuove soluzioni: «Occorrono investimenti per sostituire il vecchio e mal funzionante sistema dei centri per l’impiego - conclude il leader della Uil - con una rete moderna e tecnologicamente innovativa in grado di mettere a sistema la domanda e l’offerta di lavoro e di tracciare le fasi del reinserimento nel mondo del lavoro. Altrimenti, alla lunga, la misura del reddito di cittadinanza rischierà di rivelarsi controproducente».

Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia