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La Puglia chiede più vaccini e lo fa evidenziando quella che continua ad essere una anomalia nella distribuzione dei sieri: alcune Regioni del Nord, infatti, a quasi parità di popolazione hanno ricevuto più dosi rispetto alla Puglia o alla stessa Campania. Non a caso, nella lettera inviata domenica sera al commissario Figliuolo, il governatore Michele Emiliano ha chiesto che la ripartizione dei vaccini sul territorio nazionale venga fatta in parti eguali tra le regioni in base alla popolazione per consentire gli stessi tempi di inoculazione.
I numeri che danno ragione a Emiliano
Al momento, questo non starebbe avvenendo e i numeri sembrano dare ragione al governatore, da poco nominato vicepresidente della Conferenza delle Regioni. La Puglia, infatti, dal 27 dicembre ha ricevuto 1,07 milioni di dosi e conta poco meno di 4,2 milioni di residenti (una dose ogni 3,92 persone); l'Emilia Romagna, invece, con 4,4 milioni di abitanti ha ottenuto un milione e 418mila vaccini (una dose ogni 3,10 persone), uno scarto di oltre 400mila dosi. Il Piemonte (4,3 milioni di residenti) ha incassato 1,36 milioni di dosi (una dose ogni 3,16 persone); il Veneto 4,9 milioni di residenti ne ha ricevuti 1,41 milioni (una dose ogni 3,47 abitanti); mentre la Campania (5,8 milioni di abitanti) 1,44 milioni di vaccini (una dose ogni 4 abitanti). Il Friuli Venezia Giulia che contra 1,2 milioni di residenti ha ottenuto 380mila dosi (una dose ogni 3,15 abitanti), il rapporto è di uno a tre, mentre in Puglia quasi di uno a quattro. Anche il paragone con la Toscana è a sfavore della Puglia: la regione di Giani, con 3,7 milioni di abitanti si è vista consegnare 1,13 milioni di dosi (una dose ogni 3,27 persone).
Lo scotto del Mezzogiorno
Le Regioni del Mezzogiorno pagano lo scarto accumulato durante la prima fase della campagna vaccinale, quando le dosi sono state distribuite sulla base del numero di dipendenti sanitari e ospiti delle Rsa.
Mezzogiorno penalizzato
Il Sud è effettivamente penalizzato dal punto di vista degli organici: la Campania, infatti, che fa 5,8 milioni di residenti, può contare soltanto su 42mila operatori sanitari; in Emilia Romagna (4,4 milioni) i dipendenti sono invece oltre 57mila, in Veneto (4,9 milioni) quasi 58mila, in Toscana (3,7 milioni) sono quasi 49mila, in Piemonte (4,3 milioni) sono 53mila, non parliamo della Lombardia dove si sfiora le 100mila unità. In Puglia, dove si conta una popolazione di 4,1 milioni di abitanti, il personale sanitario a tempo indeterminato impegnato negli ospedali supera di poco le 35mila unità; persino il Lazio (5,8 milioni di abitanti) ha appena 41mila dipendenti a tempo indeterminato al lavoro nella sua sanità. A lamentare uno scarso rifornimento di vaccini per la Puglia è anche Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei medici di Bari e della Federazione nazionale degli Ordini dei medici: «Purtroppo dice - i vaccini arrivano ai medici di medicina generale con il contagocce. E nelle Asl anche le scorte per le seconde dosi sono quasi esaurite. Se continua così, la campagna di vaccinazione ad opera della medicina generale si dovrà fermare». «In questi giorni prosegue - i medici negli hub e negli ambulatori hanno mostrato uno spirito di abnegazione ammirevole per arginare attraverso l'accelerazione della campagna vaccinale il diffondersi del contagio e di conseguenza il tasso di mortalità e per rimediare alla situazione critica della nostra regione. Purtroppo, se non ci sono i vaccini, nonostante il sacrificio e l'impegno di tanti colleghi, si può fare poco. A nome dell'Ordine esprimo sostegno e solidarietà a tutti i colleghi che si trovano in prima linea e che spesso sono il frontend su cui si scarica la rabbia di chi non ha potuto ancora accedere al vaccino e magari si trova in una condizione di fragilità. Ai cittadini chiedo comprensione e collaborazione, perché medici e pazienti stanno dalla stessa parte nella lotta alla pandemia».
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