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«Perfezionare il Pnrr non può essere un'eresia: è previsto nella norma». Era inizio settembre, il vento spirava già forte e spingeva Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni, al Forum Ambrosetti di Cernobbio, anticipò le sue intenzioni. Ribadite e scritte anche sul programma elettorale del partito che, domenica scorsa, è passato all'incasso dopo la tornata elettorale. Ora, gli interrogativi principali post elezioni sono: quanto c'era di mera propaganda in quell'intento e quanto può tramutarsi in realtà? Quanto o cosa può cambiare per il Mezzogiorno e per la Puglia in particolare?
Il discorso è complesso ma prima di analizzare cosa potrebbe succedere col Piano nazionale di ripresa e resilienza, è necessario ribadire le ultime indicazioni dettate anche dal buon senso: al Paese far deragliare il percorso delle risorse europee è tutt'altro che utile e Giorgia Meloni ne è pienamente cosciente. Insomma, non converrebbe a nessuno mettersi di traverso con Bruxelles e potrebbe anche esserci una figura dedicata nel prossimo esecutivo. E proprio su queste pagine, la leader di Fratelli d'Italia aveva ribadito che la «proposta di aggiornamento del Pnrr non metterà minimamente in dubbio la quota assegnata al Mezzogiorno».
Qualche ritocco ma complicato stravolgerlo
Qualche ritocchino, allora ma probabilmente senza stravolgere l'impianto del Pnrr. Anche perché non sarebbe così semplice. E qui veniamo alla parte tecnica del discorso. L'agenda si articola nel conseguimento trimestrale di un determinato numero di scadenze. Il quarto e ultimo trimestre del 2022 si svolge dal primo ottobre al 31 dicembre e prevede il raggiungimento di 51 scadenze, di cui attualmente 7 già completate come rileva il monitoraggio della fondazione Openpolis.
L'obiettivo di Fdi
L'obiettivo è destinare maggiori risorse all'approvvigionamento e alla sicurezza energetici, liberare l'Italia e l'Europa dalla dipendenza dal gas russo e mettere al riparo la popolazione e il tessuto produttivo da razionamenti e aumenti dei prezzi. «Anche per questo motivo il Pnrr va ricalibrato alla luce dei nuovi scenari geopolitici» è scritto nel documento. Critica la posizione poi sulla gestione dei fondi europei e si vuole «riorganizzare e potenziare le strutture di monitoraggio delle risorse per rafforzare la verifica costante del loro utilizzo, aggiungendo strumenti per coadiuvare Stato, Regioni ed enti locali nella redazione e nell'attuazione dei progetti».
C'è infine da rimarcare che tra i principali vincoli imposti dalla Commissione europea, almeno il 37% della dotazione totale del piano deve essere destinato a obiettivi di transizione ecologica e nessuna misura deve danneggiare l'ambiente, in linea con il principio non arrecare un danno significativo.
Allo stesso modo, almeno il 20% degli investimenti deve essere diretto alla transizione digitale e il Pnrr deve essere in linea con le raccomandazioni specifiche dell'Ue per ciascun paese, compresi gli aspetti di bilancio e quelli trattati nell'ambito del semestre europeo. E sul punto, le parole di ieri del commissario europeo per l'Economia, Paolo Gentiloni, sono un monito: «Il NextGenerationEu rimane lo strumento comune più potente che abbiamo a nostra disposizione. Ed è per questo che ho chiarito che mentre siamo aperti a discutere di punti limitati e specifici, non dovrebbe esserci una riapertura totale dei piani o un rinvio di impegni chiave».
Quotidiano Di Puglia