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Quattro mesi di tempo in più per le osservazioni da parte di Regione e Comuni pugliesi alla carta preliminare di Sogin che tra i possibili luoghi in cui far sorgere il deposito nucleare nazionale individua proprio un sito tra Puglia e Basilicata. E nel dettaglio, nei territori compresi tra i Comuni di Altamura, Laterza, Gravina e Matera. Il dossier che rimarca le ragioni tecniche del no al nucleare dovrà essere consegnato entro il 5 luglio anziché, entro il prossimo 5 marzo come inizialmente previsto.
A stabilirlo sono state le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera dei Deputati che hanno approvato un emendamento che garantisce agli enti territoriali 180 giorni di tempo, anziché 60 inizialmente previsti, per la consultazione avviata dopo la pubblicazione della carta Cnapi, la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale e parco tecnologico. Nello stesso emendamento slitta anche il seminario nazionale, propedeutico all'adozione della nuova carta, che si svolgerà dopo 240 giorni, anziché dopo 120. La decisione risponde alla richiesta espressa dall'Anci (Associazione Comuni italiani) che insieme all'Upi (Unione Province italiane) aveva chiesto un intervento per dare ai Comuni più tempo per esprimere il proprio parere. «L'Anci - si legge nella nota inviata al governo - ha ritenuto di avviare da subito un coordinamento dei Comuni i cui territori risultano potenzialmente idonei ad ospitare l'impianto, così da disporre già in questa prima fase di una forma di raccordo per raccogliere le osservazioni da presentare nell'ambito della procedura di consultazione avviata».
Nella stessa lettera, Comuni e Province avevano fatto richiesta di un tavolo dedicato di confronto in sede di Conferenza Unificata, dove discutere ed entrare nel merito delle osservazioni riscontrate, approfondendo la metodologia e l'applicazione dei criteri utilizzati.
Ma i riflettori restano puntati anche sul mare pugliese. E nel dettaglio, sul rischio che potrebbe derivare dalla ripresa delle attività di trivellazione da parte delle multinazionali del petrolio. Al momento tra Adriatico e versante ionico sono, infatti, 13 le istanze di permesso di ricerca di idrocarburi in attesa di via libera, per una superficie complessiva di fondali pari a 8.821 chilometri quadrati. E la moratoria che stoppa le trivellazioni in mare di fatto scadrà il 13 agosto 2021.
Seppure manchi ancora una legge che introduca il blocca tombale delle trivellazioni, nei giorni scorsi nell'ambito della discussione sul Decreto Milleproroghe, sono stati approvati una serie di emendamento che di fatto garantiscono la mini-proroga di un mese alla moratoria in vigore. «I termini relativi al Pitesai e alla moratoria che blocca le trivelle e gli air gun sono stati estesi fino al 30 settembre 2021 - conferma Giovanni Vianello, deputato del Movimento 5 Stelle e tra i firmatari - Con il mio emendamento avevo proposto una proroga più lunga pari a 12 mesi. E nel merito ritengo che occorrerà tornare presto su questo tema. Prossimamente apriremo un confronto serrato con il nuovo ministero della Transizione ecologica per delineare meglio questa tematica».
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