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Qualcuno lo vede come uno spauracchio, altri come un ulteriore incentivo alla svolta green. Anche per le proprie abitazioni. Ci sono alcune date da cerchiare in rosso: la Commissione europea prepara un giro di vite sugli immobili che dal 2027 dovrebbe mettere fuori mercato gli edifici che sprecano più energia. L'obiettivo è, entro il 2050, emissioni zero per tutte le case in Europa. La bozza della direttiva - suscettibile di modifiche - prevede che tra sei anni gli Stati vietino la vendita e l'affitto degli immobili di classe inferiore alla classe energetica E. Dal 2030 la classe energetica sarà la D e dal 2033 saranno interessati gli immobili delle classi inferiori alla C. Uno choc per il Mezzogiorno e la Puglia dove sono presenti tantissimi edifici oramai datati. Nella nostra regione, sono circa 160mila le case vecchie o che versano in mediocre o pessimo stato di conservazione.
Puglia in difficoltà: sono 160mila le abitazioni non "a norma"
La rivoluzione di Bruxelles che ha già coinvolto il settore automobilistico potrebbe quindi abbracciare anche il luogo più caro alla nostra quotidianità. La novità andrebbe - condizionale d'obbligo poiché la direttiva sarà ufficializzata a giorni con possibili aggiornamenti - a impattare su chi vuole vendere o affittare un immobile. Secondo i dati forniti dal data analyst Davide Stasi, la Puglia parte da una situazione di difficoltà.
In stato di abbandono o degrado un edificio residenziale su cinque
La direttiva, allora, potrebbe essere uno sprone insieme alle misure governative che offrono bonus per ristrutturazioni e passaggi in classi energetiche migliori. «Io ci credo molto in questa opportunità che ha varie sfaccettature - spiega Giuseppina Macina, presidente Assiac, Associazione italiana amministratori e condomini, Bari - solo con direttive precise e imposte dall'alto riusciamo a migliorare la situazione. Ci sarebbe la possibilità di miglioramento della classe energetica dell'intero involucro e, in secondo luogo, darebbe una spinta alla regolarizzazione degli immobili. Spesso e volentieri, Bari ne è un esempio, per fabbricati costruiti negli anni 60 e 70 non sempre le cose sono state fatte in maniera regolare». In tutta la regione, sono ben 32mila gli edifici residenziali costruiti prima del 1918 che si trovano in stato di abbandono e degrado, pari ad un quinto del totale. Tra quelli realizzati dal 1919 al 1945 ne risultano altri 28mila in cattivo stato, pari al 18 per cento; dal 1946 al 1960 ce ne sono altri 32mila pari al 20 per cento; dal 1961 al 1970 altri 29mila; dal 1971 al 1980 altri 24mila. Macina cita infine l'esempio della contabilizzazione del riscaldamento, novità introdotta da poco: «È chiaro che queste direttive sono collegate e hanno lo scopo di migliorare la qualità abitativa e ambientale. Le nostre abitazioni devono seguire quelle trasformazioni che sono necessarie per migliorare il posto dove viviamo».
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Quotidiano Di Puglia