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Il 42% delle minacce rivolte agli amministratori locali nel 2020 ha riguardato le restrizioni imposte dal Covid-19. Anche i dati raccolti nel report 2020 sulle intimidazioni a politici e amministratori redatto dll'associazione Avviso Pubblico hanno subito il contraccolpo della pandemia: gli episodi di minaccia segnalati sulla stampa locale e nazionale, nelle interrogazioni parlamentari e venuti a galla l'anno scorso sono stati 465, il 17% in meno rispetto al 2019 quando se ne contarono 559. Una media di 9 intimidazioni a settimana, una ogni 19 ore. Il trend si conferma anche in Puglia, dove nello stesso periodo ci sono stati 55 episodi di minaccia agli amministratori, poco meno della metà scatenati dal disagio e dalla tensione che il coronavirus ha iniettato nel corpo sociale dell'intero Paese. La Puglia si è dunque piazzata al secondo posto ex aequo con la Sicilia nella classifica delle regioni italiane nelle quali più frequenti sono le minacce agli amministratori, seconda soltanto alla Campania.
La top ten delle province
Posizione niente affatto lusinghiera, alla quale si affianca la top ten delle province più colpite dal fenomeno. La nostra regione ne conta ben tre nelle quali fare l'amministratore si rivela più rischioso che altrove: si tratta di Lecce (14), Foggia (16) e Bari (13), che si piazzano in quinta, settima e ottava posizione. E il monitoraggio 2011-2021, che Avviso pubblico ha diffuso ieri contestualmente al report 2020, racconta di una regione che, oggi come ieri, si misura con la criminalità, con la povertà, con la mancanza di lavoro e con una frammentazione del tessuto socio-economico che la inchiodano alle posizioni più alte della preoccupante classifica.
L'effetto pandemia
Tornando al 2020 e all'effetto Covid, se è vero che si è registrato un calo complessivo delle intimidazioni, è vero anche che sono state 89 le province coinvolte il dato più alto mai registrato - e 280 i Comuni colpiti, ovvero il 3.5% dei Comuni italiani. Per la terza volta nella storia di questo Rapporto i precedenti si sono registrati nel 2017 e nel 2019 - sono stati censiti atti intimidatori in tutte le regioni d'Italia. Un dato che si lega direttamente alla pandemia, grande burattinaia del rapporto fra amministrati e amministratori. Sul calo complessivo delle minacce, infatti, non ha influito solo il lockdown imposto nei mesi di marzo e aprile, ma anche il rinvio delle elezioni amministrative e di quelle Regionali.
Non solo. Nel 2020, i social network sono diventati il primo strumento per intimidire e minacciare, con il 19% del totale dei casi censiti, un episodio su cinque. E il 36% delle aggressioni registrate nel 2020, anche solo verbali, sono partite da comuni cittadini, a dire - ancora una volta - quanto diffuso e profondo sia stato e sia l'impatto del Covid sulla popolazione, con un 11% di casi scatenato, per esempio, dalla richiesta di un sussidio economico o di un lavoro.
I soggetti maggiormente presi di mira da minacce e intimidazioni dirette sono stati, anche nel 2020, gli amministratori locali (60%, +4% rispetto al 2019). Tra questi, in particolare i sindaci (63%), seguiti da consiglieri comunali (23%), assessori (8%) e vicesindaci (5%), candidati alle Amministrative (6%). E, a seguire, il personale della Pubblica Amministrazione, con il 25% dei casi. Il malcontento, si sa, bussa sempre alla porta più vicina. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia