Marò, no della Corte ai fucilieri: Latorre dovrà tornare in India e per Girone niente permesso Natale

Marò, no della Corte ai fucilieri: Latorre dovrà tornare in India e per Girone niente permesso Natale
La Corte suprema indiana ha respinto le istanze di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò italiani che chiedevano l'attenuazione delle condizioni della loro...

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La Corte suprema indiana ha respinto le istanze di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò italiani che chiedevano l'attenuazione delle condizioni della loro libertà provvisoria.






Le richieste respinte Latorre chiedeva una estensione di quattro mesi della sua permanenza in Italia per terminare il percorso terapeutico. Girone invece chiedeva di poter rientrare per tre mesi per trascorrere un periodo, fra cui le festività natalizie, con la famiglia. Il presidente della Corte H.L. Dattu ha sostenuto che la richiesta non poteva essere accettata perché l'inchiesta della morte dei due pescatori «non è finita» e «i capi di accusa non sono stati ancora presentati». «Anche le vittime - ha concluso - hanno i loro diritti».



Il tribunale Quarto caso nell'agenda odierna, le 'petition' dei due marò sono state illustrate dall'avvocato Soli Sorabjee, accompagnato da K.T.S. Tulsi, ad un tribunale di tre giudici presieduto dal presidente della stessa Corte, H.L.Dattu. Quest'ultimo ha fin dall'inizio assunto un atteggiamento visibilmente in disaccordo con le richieste, formulando nei loro confronti numerose obiezioni. In un breve intervento, il magistrato che rappresentava il governo aveva manifestato la sua non contrarietà a concedere una estensione della permanenza in Italia per Latorre.



Il dibattito L'istanza di Girone, per un rientro in famiglia per un periodo di tre mesi, anche in occasione delle vacanze natalizie, è stata poco dibattuta, mentre quasi tutto il tempo, circa 30 minuti, del dibattito concesso si è incentrato sui quattro mesi chiesti da Latorre per continuare il suo percorso terapeutico e sottoporsi l'8 gennaio ad un intervento cardiaco. Il presidente della Corte ha ascoltato la difesa ma poi, dopo aver discusso anche con i giudici a latere, ha eccepito su vari punti della richiesta, sorprendendosi fra l'altro che in essa fosse sollevato anche il problema della giurisdizione.



La decisione «Allorché le indagini non si sono concluse e i capi d'accusa non sono stati presentati - ha osservato - come posso io concedere l'autorizzazione agli imputati?». Sarebbe bene, ha aggiunto, che tutti gli sforzi fossero concentrati sulla chiusura della fase istruttoria del processo«. Dattu ha quindi chiesto »il rispetto del sistema legale indiano perchè, ha arguito, «se concedessi questo ai due richiedenti, dovrei farlo anche per tutti gli imputati indiani». E poi, ha concluso, «anche le vittime hanno i loro diritti».
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Quotidiano Di Puglia