È un dato incontrovertibile: fare i genitori è il mestiere più difficile del mondo. Soprattutto oggi, con le mamme sempre più in carriera e sempre meno...
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L’ultima fotografia sulla condizione materna in Italia è stata scattata alla vigilia della Festa della mamma, attraverso tre significativi “fermo-immagine”. La nuova ricerca dice che la donne diventano madri sempre più avanti negli anni (31,7 l’età media al parto), e che spesso sono costrette a rinunciare al lavoro e al tempo libero a causa degli impegni familiari (l’Italia occupa il penultimo posto per tasso di occupazione femminile nell’Ue a 28 Paesi). Non solo. Lo studio mette pure il luce un welfare che non riesce a sostenere le donne che decidono di mettere al mondo un bambino. Questo il quadro che emerge dal II Rapporto “Le equilibriste: la maternità tra ostacoli e visioni di futuro” sulla condizione materna in Italia, diffuso ieri da Save the Children.
I tre indicatori (cura, lavoro e servizi per l’infanzia) della seconda edizione del “Mothers’ Index” (Indice della Madri) italiano sottolineano come la scelta di diventare madre nel nostro Paese possa pregiudicare la condizione sociale, professionale ed economica di una donna a seconda della regione nella quale viene messo al mondo un figlio. Dal rapporto di Save the Children emerge infatti, come ci siano degli squilibri regionali evidenti tra le regioni del Nord, più virtuose rispetto alle regioni del Sud, dove la condizione delle madri fatica a migliorare.
Nella classifica generale italiana, la Puglia è 18esima e rispetto allo scorso anno perde due posizioni, seguita dalla Sicilia, che è invece ultima. Anche quest’anno si conferma la regione “mother-friendly” per eccellenza il Trentino-Alto Adige (prima classificata), seguita da Valle d’Aosta (2°), Emilia-Romagna (3°), Lombardia (4°) e Piemonte (5°).
Purtroppo, l’Indice delle Madri di Save the Children evidenzia lo stesso divario Nord-Sud anche nelle tre aree di indicatori prese in esame per ciascuna regione: cura, lavoro e servizi per l’infanzia. Così, nell’indicatore “cura”, la Puglia perde un’altra posizione, precipitando al penultimo posto e perdendo addirittura tre posizioni rispetto al 2016 quando invece occupava il 16esimo gradino della classifica. Stabile, ma sempre bassa, la posizione per il “lavoro”, dove la Puglia sia nel 2016 che nel 2017 occupa il 17esimo posto della classifica. Gli unici segnali di miglioramento, la Puglia li mostra nell’indicatore “servizi per l’infanzia”, per la quale guadagna una posizione passando dal 17esimo posto del 2016 al 16esimo del 2017.
Anche quest’anno, il Rapporto “Mamme equilibriste”, restituisce un panorama, per quanto sintetico, della condizione delle mamme in Italia. Da questa analisi, emerge come l’occupazione femminile rappresenti ancora una delle criticità strutturali. Le disparità salariali, i part-time, le riduzioni dell’orario di lavoro, i contratti precari sono spesso le situazioni alle quali le donne devono adattarsi per non perdere il proprio posto nel mercato del lavoro. In questo quadro, la conseguenza più diretta è un abbassamento del livello di qualità della vita che spesso pregiudica scelte familiari e riproduttive. Inoltre, rispetto ai loro colleghi uomini, in Italia le donne vengono pagate meno, una condizione che le rende vulnerabili e a rischio di povertà. Per aiutare le mamme italiane, Save the Children svolge numerosi progetti. Dal 2012 in 8 ospedali è stato avviato “Fiocchi in Ospedale” che supporta e favorisce l’incontro tra professionisti di settore e neomamme o donne in gravidanza. Mentre a Bari Torino, Milano Napoli e Palermo Save the Children ha aperto 8 “Spazi Mamme”, dove i genitori possono trovare sostegno alla genitorialità e alla cura dei propri figli. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia