Michele Emiliano non deve aver creduto ai propri occhi, qualche settimana fa, quando ha sfogliato per la prima volta il plico consegnato dai vertici della Eagle Lng. Era...
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Insomma: nella partita Eagle Lng, a Emiliano - più che l’opera in sé per sé - sta a cuore la mossa strategica, il principio, la ratio progettuale, la ghiotta chance di far partire la bordata verso il governo e scrollarsi di dosso l’etichetta di “Regione del no” («non soffriamo di sindrome Nimby, non siamo dei rivoltosi»). Anche a costo di forzare un po’ la mano: ieri il governatore, durante la conferenza stampa organizzata nella sede romana della Regione, riferendosi a Eagle ha accennato persino a un «nuovo modello di relazione con le imprese che intendono realizzare in Puglia opere ad alto impatto ambientale», sbandierando il concetto delle «decisioni dal basso», enfatizzando «il metodo che questa azienda ha scelto di avere nei confronti della Regione», al punto che «siamo qui in senso di gratitudine per questo rispetto che in altri casi è mancato nei nostri confronti e per sottolineare la particolare attenzione verso tutti coloro che in Puglia vogliono intraprendere attività economiche». Eagle Lng nel suo comunicato stampa ha parlato di «progetto che ha ottenuto fin dall’inizio il supporto della Regione, favorevole all’iniziativa anche per la validità del piano che non è in conflitto con l’economia agricola e turistica»: ma se l’iter progettuale è partito nel 2008, gli uffici regionali hanno saputo di Eagle Lng solo poco tempo fa. Lo spiega lo stesso Edmondo Falcione, presidente del gruppo-matrice della società (nell’intervista a pagina 3).
“Quest’opera è italo-albanese – ha continuato Emiliano - i rapporti politici e istituzionali tra Puglia e Albania sono ottimi. Con riferimento ai gasdotti dimostriamo che in Puglia non soffriamo della sindrome Nimby, non siamo dei rivoltosi, siamo persone che ragionano e che quando devono sacrificare in parte le proprie prerogative ambientali, intendono farlo con la ragionevole aspettativa che quello sia il danno minimo, con il vantaggio massimo. Speriamo con questa giornata di far saltare la retorica che spesso il Governo utilizza nei confronti della Puglia prendendoci in giro e dicendo che noi per quattro ulivi non vogliamo fare un gasdotto. Ovviamente è un modo offensivo di rivolgersi alla Regione e a coloro che stanno combattendo per evitare che il gasdotto Tap arrivi nel posto più sbagliato che la Puglia possa offrire a questo tipo di opera, su una delle nostre spiagge più belle. Come rileva lo studio del fondale marino fatto dal gruppo Eagle, ci sono altri luoghi dove la poseidonia non è presente». Oltre al basso costo dell’opera, Emiliano passa l’evidenziatore anche sul non necessario finanziamento della Banca europea («che al Tap dovrà dare invece 30 miliardi») e sull’assenza di «deroghe sull’utilizzo esclusivo della struttura», visto che «qualunque fornitore potrà usare il gasdotto».
Poi, l’affondo finale: «Abbiamo due progetti che non sono alternativi, che però devono essere esaminati entrambi, alle stesse condizioni e alle stesse regole. Non è possibile che uno dei due progetti sia gradito a qualcuno e l’altro non venga neanche nominato». In realtà i gasdotti sarebbero tre, c’è anche Igi Poseidon: «E quando vogliono discutere con la Puglia per stabilire quali di queste opere sono più convenienti e meno impattanti? Prima si comincia meglio è». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia