Lavoro e occupazione, un Paese che cresce a due velocità: il Sud va col freno a mano

Lavoro e occupazione, un Paese a due velocità: il Sud va col freno a mano
Arrivano segnali positivi dal mercato del lavoro nel secondo trimestre 2023. Ma le sfumature tra Centro-Nord e Sud sono differenti con l’area meridionale che viaggia col...

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Arrivano segnali positivi dal mercato del lavoro nel secondo trimestre 2023. Ma le sfumature tra Centro-Nord e Sud sono differenti con l’area meridionale che viaggia col freno a mano rispetto al resto del Paese. Sono i dati Istat pubblicati ieri a fare un quadro della situazione economica: l’aumento del tasso di occupazione è più marcato nel Centro e nel Nord (+1,4 e +1,3 punti in un anno rispettivamente) rispetto al Mezzogiorno (+0,8 punti), mentre il tasso di disoccupazione diminuisce soprattutto nel Centro (-1 punto rispetto a -0,3 punti nel Nord e -0,4 punti nel Mezzogiorno) e quello di inattività soprattutto nel Nord (-1,1 punti rispetto a -0,8 punti nel Centro e -0,7 punti nel Mezzogiorno).

Per semplificare, si confermano i divari misurabili anche nella crescita che si dimostra a due velocità. Scandagliando i diversi aspetti territoriali del rapporto dell’Istituto nazionale di statistica, emergono altre differenze settoriali. Nello specifico, nel Mezzogiorno il tasso di occupazione si attesta al 48,1% - guadagnando come anticipato rispetto allo stesso periodo del 2022 uno 0,8% in più - ma sono abissali le differenze di genere. Per esempio, il tasso di occupazione delle donne dai 25 ai 49 anni oscilla da un minimo di 22,9% tra le madri del Mezzogiorno con basso titolo di studio ad un massimo di 97% tra le donne laureate che vivono da sole al Centro. Il ruolo fondamentale del livello di istruzione per l’accesso delle donne al mercato del lavoro è molto evidente nel Mezzogiorno dove la quota di donne di 15-64 anni che lavorano tra le laureate raggiunge il 69,9%, valore di 14,6 punti inferiore a quello delle laureate del Nord.

I divari

Insomma, come ha raccontato l’ultimo rapporto Svimez (l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno) l’Italia cresce in modo diseguale e al Sud c’è una maggiore concentrazione di lavoro povero e precario che frena i consumi e che, a fronte dell’inflazione che ha eroso redditi da lavoro e pensioni, spinge sempre più persone nella fascia di povertà relativa. Il documento evidenzia «la mancanza di politiche industriali che favoriscano nel Mezzogiorno investimenti nelle filiere produttive strategiche e a elevato contenuto di innovazione, in grado di contrastare anche la fuga di competenze e la desertificazione demografica».

Proprio su questi gap è intervenuta la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese, che ha rimarcato «le criticità e gli squilibri del nostro mercato del lavoro, tra cui spiccano i divari territoriali, con un Mezzogiorno fortemente penalizzato, e di genere, con l’occupazione femminile indietro di 18 punti percentuali rispetto a quella maschile. Se poi incrociamo i due fattori di svantaggio, la situazione è drammatica: solo 36 donne su 100 risultano impiegate al Sud». Gli interventi «da attuare spaziano da quelli di politica attiva a quelli di maggiori investimenti pubblici in servizi di cura ed assistenza, oltre a un cambio culturale che punti alla genitorialità condivisa», ha aggiunto. Questi dati relativi alle macroaree si aggiungono, infine, a quelli recenti - ma relativi al primo trimestre dell’anno - elaborati da Anpal, l’agenzia nazionale politiche attive lavoro, per la Puglia. Da gennaio a marzo sono stati attivati nella nostra regione 276mila rapporti di lavoro e anche in questo caso emergono differenze marcate con 173mila contratti ad appannaggio di figure maschili. A fare da contraltare alle attivazioni, i licenziamenti o più in generale il numero delle cessazioni di rapporti di lavoro che sfiorano le 174mila unità.

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Quotidiano Di Puglia