Stavolta la situazione sembra in via di risoluzione. Certo, a meno di ripensamenti e colpi di scena che la vertenza dell'indotto ha già ampiamente riservato. Ieri,...
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Grande peso ha avuto l'intransigenza delle aziende dell'indotto che in una settimana, a momenti alterni, hanno dimostrato di poter avere un fortissimo impatto sulle sorti della produzione del Siderurgico. A fare da garanti per lo sblocco di questa impasse sono stati gli enti locali: dei 60 milioni di euro totali che l'indotto avanza, lo scaduto al 31 ottobre si stima essere circa la metà. Saranno inviati quindi i bonifici e sempre nella giornata di oggi, ha dichiarato Emiliano, «è previsto un nuovo incontro per verificare, davanti ai nostri occhi, l'emissione. Speriamo che tutto vada bene. Io non sono né ottimista né pessimista: devo però dare atto che dopo la riunione di ieri e con la presa di posizione così severa e forte di tutte le imprese che rimangono unite e compatte, ArcelorMittal ha risposto positivamente e questa sicuramente è una buona notizia». Emiliano ha chiarito rispondendo alle domande che «queste sono tutte obbligazioni già scritte. L'azienda ha preso un impegno davanti al presidente della Regione, al sindaco e nei confronti del governo perché abbiamo lavorato come se fossimo un'unica istituzione. Questa è una cosa importantissima. Se si regolarizza tutto, si ricomincia con maggiore serenità la trattativa che si sta svolgendo a Roma e quindi, almeno dal punto di vista dell'indotto, la crisi è superata. Resta il fatto che l'azienda poi deve continuare a pagare anche quello che scadrà nei prossimi mesi, ci mancherebbe».
Le stesse imprese manterranno il presidio fino al pagamento di quanto garantito da ArcelorMittal (100% scaduto) assicurando, come già attuato dalla giornata di domenica e fino a questo momento, il prosieguo minimo e necessario dell'attività di stabilimento. L'incontro di ieri, si legge in una nota dell'associazione degli industriali tarantini, fa seguito a «una trattativa dai risvolti molto incerti e dai contorni vaghi - fra promesse avanzate e non mantenute, pagamenti parziali e delimitati a poche aziende - in quanto mai scandita da impegni scritti da parte della stessa Am». Poche e vaghe rassicurazioni che durante la scorsa settimana hanno fatto salire la protesta da parte dei titolari e dei dipendenti delle imprese dell'indotto «reduci da circa tre mesi di lavori non pagati, in presidio spontaneo, autogestito e permanente davanti alla portineria C dello stabilimento». Reduci, inoltre, anche da quanto successo nel 2015: all'epoca, nel passaggio da Ilva a Ilva in amministrazione straordinaria persero 150 milioni di euro finiti nel passivo della trafila giudiziaria. Una beffa da cui queste aziende non si sono mai riprese del tutto e aggiungerne un'altra sarebbe stato insopportabile. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia