La chat Emiliano-Pisicchio e la presunta fuga di notizie: spunta un terzo nome. Chiesta l'audizione del governatore in commissione antimafia

Intanto la componente della commissione antimafia, la senatrice Raffaella Paita di Italia Viva, è intenzionata a chiedere l'audizione del presidente Michele Emiliano

La chat Emiliano-Pisicchio e la presunta fuga di notizie: spunta un terzo nome. Chiesta l'audizione del governatore in commissione antimafia
Michele Emiliano sapeva che le indagini su Alfonso Pisicchio "avessero ripreso slancio"? La domanda sulle tempistiche sospette che lo scorso 10 aprile hanno visto...

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Michele Emiliano sapeva che le indagini su Alfonso Pisicchio "avessero ripreso slancio"? La domanda sulle tempistiche sospette che lo scorso 10 aprile hanno visto l'ex braccio destro del governatore lasciare la carica di commissario dell'agenzia Arti e poi finire, in serata, ai domiciliari, con l'accusa di corruzione, si ripropone dopo le parole pronunciate da Pisicchio nell'interrogatorio di garanzia. Intanto la componente della commissione antimafia, la senatrice Raffaella Paita di Italia Viva, è intenzionata a chiedere l'audizione del presidente Michele Emiliano. 

La presunta fuga di notizie


Ora, sulla presunta fuga di notizie è aperta un'indagine ma Michele Emiliano non risulta indagato. L'ex assessore regionale all'Urbanistica ha mostrato una chat su Whatsapp tra lui ed Emiliano: il governatore lo avrebbe avvisato che le indagini nei suoi confronti, già attive dal 2020, avrebbero avuto uno "slancio". Pisicchio gli risponde: «Possiamo parlarne?». La controbattuta di Emiliano è categorica: «O ti dimetti o ti revoco». E così, intorno all'ora di pranzo di quel mercoledì 10 aprile che si tinge di noir, il presidente regionale toglie la delega a Pisicchio.

Il terzo nome

Ma dalle chat emerge anche un terzo nome, forse quello della persona che avrebbe avvertito il presidente Emiliano. Nome che si potrebbe conoscere solo tra qualche settimana, quando la procura potrà analizzare i dati ( e i messaggi) dello smartphone di Pisicchio. 

 

Passano poche ore e, intorno alle 19, la guardia di finanza esegue l'ordinanza di custodia cautelare della gip Ilaria Casu. Solo una coincidenza? L'ex assessore finisce ai domiciliari assieme al fratello nell'ambito di un'indagine partita nel 2020 per presunta corruzione relativa a gare d'appalto quando Alfonsino era nella giunta regionale. Scoppia la bufera e non solo per la portata delle misure cautelari che aggiungono fuoco agli scandali politici baresi. Ma proprio per la cronologia degli eventi. A entrare nel mirino politico e mediatico è prima l'ex avvocato di Pisicchio Michele Laforgia, candidato sindaco di una parte del centrosinistra, sospettato di aver parlato dell'imminente ordinanza ad Emiliano. Il penalista nega. «Preciso ha dichiarato Laforgia all'indomani della polemica che non sapevo e non potevo sapere nulla dell'ordinanza custodiale applicata anche nei confronti di Alfonso Pisicchio, dal quale ero stato nominato difensore a seguito di una perquisizione eseguita nel lontano luglio 2020. Com'è noto, la legge non consente ai difensori di accedere a notizie coperte dal segreto istruttorio e men che meno di venire a conoscenza, in anticipo, della adozione e della imminente esecuzione di una misura cautelare».


Anche Emiliano, nel day after, è tenuto a offrire la sua spiegazione. «Pisicchio mi aveva detto che l'indagine a suo carico era stata archiviata. Quando gli ho chiesto il dispositivo e non l'ha consegnato, l'ho revocato».
Secondo Emiliano, quindi, è solo una coincidenza che questa sua richiesta a distanza di molti anni dalla notizia dell'apertura dell'indagine sia arrivata poche ore prima dell'arresto. Per giorni silenzio sulla faccenda. Poi ieri spuntano le parole di Pisicchio davanti al gip. Anzi, la chat che sembra mostrare la conoscenza da parte di Emiliano dell'arrivo dell'ordinanza. Uno scambio di messaggi che è sotto la lente degli inquirenti. Si ipotizza la fuga di notizie che, secondo alcuni rumor, potrebbe essere sfuggita da "fonti romane".
Nel frattempo la chat, che arricchisce il clima di sospetto, finisce nel polverone politico. Il primo attacco, durante la mattinata di ieri, lo sferra Matteo Renzi: «Dalle cronache appare che il presidente Emiliano fosse a conoscenza di una indagine penale nei confronti di Pisicchio. E da quello che si legge Emiliano avrebbe detto all'improvviso a Pisicchio: dimettiti o ti caccio. Se i fatti corrispondono al vero, si tratta di un doppio scandalo». Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente del senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri che si chiede: «Emiliano sapeva del caso Pisicchio? Usare notizie riservate è reato, per caso lui è indagato?». Con lui anche il vicepresidente della commissione Antimafia, Mauro D'Attis (Fi) che parla di «un sistema di potere a Bari a cui tutto è concesso, utilizzare notizie riservate è un reato, ma qui sembra normale». Intanto il legale di Pisicchio, Salvatore D'Aluiso, ritiene "insussistente" la misura cautelare dei domiciliari. Pertanto farà appello al tribunale del Riesame. Ma intanto l'attenzione si sposta sul sospetto di fuga di notizie.

Commissione Antimafia 

«Chiederò, in ufficio di presidenza in commissione antimafia martedì prossimo, la calendarizzazione per una rapida convocazione del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano: ciò si rende ancora più urgente dopo quanto emerso nelle ultime ore. Si tratta di una richiesta che viene rinnovata, anche perché c'erano già le intenzioni di calendarizzare l'audizione di Emiliano in merito alle vicende legate ai rischi di infiltrazioni mafiose nel comune di Bari». Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla vicenda delle dimissioni dell'ex commissario straordinario dell'agenzia regionale per l'innovazione della Puglia, Alfonso Pisicchio, ora ai domiciliari con l'accusa di corruzione e truffa. Sulla richiesta di una convocazione urgente di Emiliano, a quanto si apprende, sarebbero d'accordo anche altri componenti della commissione.
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Quotidiano Di Puglia