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Quindici anni di tempo per riparare i danni causati dal fuoco di questi giorni di caldo torrido, con l'aggravante che nel 60% dei casi dietro ci sarebbe l'azione dell'uomo. In più, temperature di gran lunga superiori alla media e mancanza di piogge hanno fatto scattatare l'emergenza incendi al Sud con il divampare di roghi, dalla Puglia alla Sicilia, dalla Sardegna all'Abruzzo, con decine di ettari di macchia mediterranea, boschi e ulivi andati a fuoco. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti, dal quale si evidenzia che le temperature tropicali e l'assenza di precipitazioni nel mezzogiorno favoriscono il propagarsi delle fiamme e aiutano i piromani.
Le previsioni nefaste
«Per ricostituire i boschi ridotti in cenere dal fuoco ci vorranno fino a 15 anni con danni all'ambiente, all'economia, al lavoro e al turismo. Nelle aree bruciate - sottolinea la Coldiretti - saranno impedite anche tutte le attività umane tradizionali e la scoperta del territorio da parte di decine di migliaia di appassionati. Se certamente il divampare delle fiamme è favorito dal clima anomalo, a preoccupare è proprio l'azione dei piromani con il 60% degli incendi che si stima sia causato volontariamente. Un costo drammatico che l'Italia è costretta ad affrontare perché - evidenzia l'associazione - mancata l'opera di prevenzione, sorveglianza e soprattutto di educazione ambientale sul valore inestimabile di un patrimonio determinate per la biodiversità e per la stabilità idrogeologica del territorio».
L'attesa (e il timore) delle precipitazioni
«L'assenza di pioggia è causa della siccità con il fiume Po che soffre un crollo delle portate, fino al 30% rispetto alla media storica con una situazione di siccità che riguarda l'intero bacino padano dove si ottiene oltre 1/3 della produzione agricola italiana. La pioggia - sottolinea la Coldiretti - è attesa per combattere la siccità nelle campagne ma per essere di sollievo deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente, come quelle che sono avvenute al nord, provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l'acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti. A preoccupare gli agricoltori - conclude l'associazione - è soprattutto la grandine per i danni irreversibili che provoca alle colture in campo come frutta e verdura in piena fase di raccolta ma anche ai vigneti».
Una nuova ondata di calore
Sotto il profilo meteo, le previsioni non sono particolarmente favorevoli. “Si prospetta una settimana decisamente calda sull’Italia centro meridionale, dove è attesa l’ennesima ondata di calore africana” – lo conferma il meteorologo di 3bmeteo.com Manuel Mazzoleni che spiega – “entro metà settimana si raggiungere l’apice del caldo, stante il graduale afflusso di correnti via via più calde dal Nord Africa. Si toccheranno così, tra giovedì e venerdì, nuovamente i 40-42°C nell’entroterra siculo, ma anche su Tavoliere, materano e cosentino, 36-38°C beneventano, Salento, campidano e cagliaritano.
Quotidiano Di Puglia