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«La crisi a Taranto non si chiama solo Ilva». Lo affermano i segretari provinciali di Fillea, Filca e Feneal che questa mattina hanno tenuto un sit-in nella città vecchia, con alcuni lavoratori e delegati, per richiamare l’attenzione sulle problematiche del settore che «negli ultimi dieci anni a Taranto ha perso cinquemila posti di lavoro, tre milioni di massa salari e quasi 800 imprese che non esistono più». L’iniziativa rientra nell’ambito di una mobilitazione nazionale in 100 piazze italiane. I sindacati denunciano «l’assoluta assenza di programmazione sulla grande mole di investimenti che invece potrebbe essere varata per far ripartire l’economia».
«A distanza di otto mesi dallo sciopero generale della categoria - evidenziano - non è cambiato nulla e lo Sblocca cantieri riporta una legge della giungla. A Taranto le voci dell’incertezza riguardano soldi già spesi e finanziamenti che presto dovrebbero arrivare sul territorio». Fillea, Filca e Feneal non comprendono «come mai non ci sia stato nessun ritorno nel settore malgrado il Contratto istituzionale di sviluppo, le bonifiche dell’area Sin di Taranto, malgrado i lavori del porto e la ripresa delle attività nel cantiere della ‘regionale 8’». «E vorremmo sapere - concludono - come si tradurrà in occupazione e sviluppo anche l’intervento che riguarderà la città vecchia, o la costruzione del nuovo ospedale, senza parlare della ormai improrogabile messa in sicurezza del territorio e delle centinaia di edifici pubblici, scuole comprese».
«A distanza di otto mesi dallo sciopero generale della categoria - evidenziano - non è cambiato nulla e lo Sblocca cantieri riporta una legge della giungla. A Taranto le voci dell’incertezza riguardano soldi già spesi e finanziamenti che presto dovrebbero arrivare sul territorio». Fillea, Filca e Feneal non comprendono «come mai non ci sia stato nessun ritorno nel settore malgrado il Contratto istituzionale di sviluppo, le bonifiche dell’area Sin di Taranto, malgrado i lavori del porto e la ripresa delle attività nel cantiere della ‘regionale 8’». «E vorremmo sapere - concludono - come si tradurrà in occupazione e sviluppo anche l’intervento che riguarderà la città vecchia, o la costruzione del nuovo ospedale, senza parlare della ormai improrogabile messa in sicurezza del territorio e delle centinaia di edifici pubblici, scuole comprese».
Quotidiano Di Puglia