Se l'Italia è in stagnazione, il Sud è in recessione. Il 2019 chiuderà per il Mezzogiorno con un Pil negativo (-0,2%) e per il prossimo anno non si...
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E «se riparte il Sud riparte l'Italia», sottolinea, chiarendo che «non è uno slogan». Certo i fronti aperti sono tanti, finanza inclusa. «Faremo tutto quello che é nelle nostre possibilità perché si rafforzi il sistema creditizio nel Meridione», garantisce a proposito Conte. Alla presentazione del Rapporto interviene poi Giuseppe Provenzano, questa volta non da vice-direttore ma da ministro per il Sud. Provenzano ricorda il suo ex lavoro e non nasconde l'emozione. Quanto alle azioni concrete messe in campo ricorda il vicolo di spesa a favore del Mezzogiorno, a cui deve essere dirottato il 34% della spesa pubblica. Ma rivendica in generale che tutta la manovra ha un «impianto meridionalista».
Certo non si può fare a meno delle tasse, spiega, chiedendosi «cosa hanno in testa» coloro che professano il «messaggio no tax»: «scuola privata, sanità privata, accesso ai sevizi privati?». Tornando alle cifre del Rapporto, impressionano quelle sullo spopolamento. La «trappola demografica» al Sud determinerà nel giro dei prossimi cinquant'anni, se nulla cambia, la perdita di 5,2 milioni di persone, «quasi il 40% del Pil». Intanto negli ultimi dieci anni il «gap occupazionale» tra Nord e Sud si è allargato: dal 19,6% al 21,6%. E i posti che si creano al Sud sono spesso sottopagati, con la scusa del part time. Non è al Reddito di cittadinanza che si appella l'associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, giudicando «nullo» il suo impatto sul lavoro. Invece vengono apprezzate le misure che rientrano nel "green new deal". Un terreno su cui il Sud può dire la sua. «La bioeconomia meridionale si può valutare tra i 50 e i 60 miliardi di euro», si stima. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia