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Insegnare matematica e fisica a partire dalla scuola materna: la proposta che arriva dal professor Giorgio Parisi, Nobel 2021 e componente del gruppo di lavoro istituito dal ministro della Pubblica istruzione e del merito Giuseppe Valditara insieme all'Accademia dei Lincei, ha destato interesse e stupore. È possibile spiegare e far comprendere questa materia, spesso definita oscura, anche a bambini dai 3 ai 5 anni? Sì, se l'approccio è quello esperienziale e concreto che, più che ai principi e alle leggi, avvicina alla pratica e alla concretezza delle piccole grandi azioni di ogni giorno. Imparare giocando e sperimentando: proprio il metodo che da qualche anno utilizza anche il professore Vincenzo Schettini, divenuto un influencer della fisica e idolo di migliaia di ragazzini (e che oggi, tra l'altro, sarà ospite del Liceo di Cisternino). Schettini è entusiasta di questa ipotesi: «Occorre recuperare la componente ludica della scienza dice per far crescere giovani curiosi e dalla mente aperta».
Professore Schettini, il premio Nobel Parisi ha avanzato la proposta di inserire l'insegnamento della fisica già a partire dall'asilo. Cosa ne pensa?
«Sono emozionato e sorpreso da questa notizia. E, in base alla mia esperienza, penso che potrà essere un successo. Da quando è stato pubblicato il mio libro e vado in giro per le presentazioni nelle librerie mi sono reso conto che buona parte delle persone che si presentano al firmacopie con grande entusiasmo sono proprio i bambini dai 7 ai 10 anni. Sono tanti, non me lo aspettavo e mi sono chiesto il perché. Certo qui parliamo di 3-4 anni in più rispetto alla fascia della scuola materna ma sono convinto che è possibile generare attenzione e interesse».
In che modo? Quale ritiene potrà essere l'approccio giusto?
«La fisica, la scienza in genere, è stupore.
Per fare questo occorre, come ha sottolineato anche il professor Parisi, fare formazione ai docenti. Un aspetto peraltro del quale lei già si occupa.
«Sì, la formazione è fondamentale, per cambiare metodo bisogna cambiare mentalità ma devo dire che c'è già grande interesse. Molti docenti hanno iniziato da soli: seguono video online, chiedono consigli, cercano di sperimentare a loro volta nuove forme di insegnamento più coinvolgenti. E peraltro chi lavora negli asili è già spesso personale aperto alla novità e alla creatività; gli operatori della scuola materna potrebbero ad esempio far passare il racconto dell'esperimento a mo' di fiaba, non sono tanto importanti i principi ma far predisporre all'apprendimento e alla comprensione».
Quanto è importante studiare le materie scientifiche?
«La fisica è in ogni cosa che facciamo, dal semplice camminare e stare in piedi. Governa ogni cosa della nostra vita. Comprendere le materie scientifiche è importante perché apre la mente al mondo, ma bisogna far capire che non è astratta, anzi è mani in pasta. Riuscire a far appassionare a queste materie vuol dire far crescere ragazzi curiosi e poi non trascuriamo la prospettiva economica che ruota intorno a questo mondo: nel futuro ci sarà bisogno di molte figure specializzate soprattutto nel campo dell'energia, della tecnologia».
Cosa pensa della mamma finlandese che è scappata dalla scuola siciliana? Esiste davvero un gap così ampio?
«Ritengo che sia una rondine che non fa primavera. Se parliamo di ambiente scolastico, di approccio, di spazi e attrezzature è chiaro che ci si possa trovare spaesati, sono due realtà agli antipodi. Ma ciò non vuol dire che la scuola italiana sia scadente; il personale docente soprattutto si è messo in gioco, lo abbiamo visto con la pandemia, e può andare a testa alta. Si lavora tanto, abbiamo delle eccellenze, sicuramente c'è tanto da migliorare a partire dagli edifici ma non si può affatto definire un sistema fallimentare».
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Quotidiano Di Puglia