LECCE - «Il Decreto dignità non risolverà in un colpo tutti i problemi degli italiani, ma ci sono tanti provvedimenti importanti che contribuiranno a migliore...
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Due i fronti principali ancora aperti: le misure relative ai contratti a tempo e quelle che potrebbero portare a reintrodurre, almeno parzialmente, i voucher. Nel primo caso, la Lega sarebbe pronta a dialogare con gli imprenditori, in subbuglio anche al Nord, e starebbe lavorando all’idea di rafforzare le norme transitorie introdotte dal provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri e che fa scendere da 36 a 24 i mesi dei contratti a tempo e riduce a 4 le proroghe possibili. Ma se è vero che spunta sul tema un caso Settentrione, è altrettanto vero che permane in tutta la sua complessità anche la questione Mezzogiorno. Basterebbe pochi dati per comprendere la portata del problema: nel 2017 in Puglia sono stati registrati 68.922 contratti a tempo indeterminato (l’1,4% in più rispetto al 2016) e 244.352 contratti a tempo determinato, per un ammontare complessivo di assunzioni pari al 27,6% in più rispetto all’anno precedente. L’interrogativo è semplice: che fine faranno questi contratti a termine?
«I numeri lo dimostrano. Non è un problema del Nord. È un nodo del Paese che di conseguenza rischia di produrre i danni maggiori nelle aree più deboli sotto il profilo dello sviluppo economico, vale a dire le regioni del Sud», rimarca il presidente degli industriali pugliesi, Domenico De Bartolomeo. «Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: siamo estremamente critici rispetto a modifiche che puntano a cancellare i punti positivi della riforma del mercato del lavoro concepita negli ultimi anni. Misure mirate a ridurre i contratti a termine risulterebbero dannose e impedirebbero semplicemente di trasformare eventualmente gli impieghi a termine in contratti a tempo indeterminato», rimarca De Bartolomeo. «Tra i settori che ne risentirebbero maggiormente nella nostra regione - aggiunge il presidente di Confindustria Puglia - sopratutto il metalmeccanico e l’edilizia, là dove l’assunzione di personale a tempo determinato ha consentito di produrre negli ultimi anni tante opportunità di lavoro che viceversa andrebbero perse».
Più complessa la partita dei “buoni lavoro”: il ministro dell’Agricoltura, il leghista Gian Marco Centinaio, ha detto e ribadito di essere a favore della loro reintroduzione per i lavoratori agricoli e anche per il settore del turismo. Ma se nel primo caso vi sarebbe una disponibilità di massima da parte del M5S, l’idea di estendere i voucher ai bagnini convince molto meno i cinque stelle. Ieri Di Maio è tornato sul tema, precisando: «È una scelta che farà il Parlamento, ma non sono assolutamente intenzionato a far sfruttare i nostri giovani o meno giovani con i voucher», le parole del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico. «Se ci sono specifici lavori che ne hanno bisogno ne discuteranno le Camere, ma devono essere limitati», scandisce. E chiosa: «Se questo strumento si presta ad abusi o liberalizzazioni per me non va bene. Il M5s non concederà alcun abuso». Anche su questo punto, il braccio di ferro con le imprese è evidente. Malumori da Roma in su. Ma la partita vera è al Sud: «La riforma dei voucher - taglia corto De Bartolomeo - ha determinato in settori trainanti, come il turismo e l’edilizia, un incremento dei costi del 20%. Al netto delle distorsioni e degli abusi, che evidentemente vanno contrastati, i buoni lavoro vanno ripristinati là dove possibile, in quanto incidono sui bilanci e portano frutti positivi».
Questi gli umori, dunque, alla vigilia dell’avvio dell’iter alle Camere. Al netto di qualche modifica del testo in corso d’opera, è prevedibile che il decreto venga alla fine blindato per essere approvato anche con la fiducia. Possibile, dopo una prima ipotesi che vedeva il Senato in pole, che sia Montecitorio - dove la maggioranza ha numeri più certi - a fare la parte del leone. Per evitare che le posizioni fra la Lega e il Movimento cinque stelle divergano ulteriormente e abbiano ricadute sull’esecutivo, gli stati maggiori dei due partiti avrebbero concordato di evitare in gran parte almeno emendamenti parlamentari: le modifiche dovrebbero essere concordate a livello governativo. E tra queste appunto ci potrebbe essere spazio per un intervento che salvi i contratti a tempo in corso. Nel provvedimento infatti è prevista una norma transitoria ma il suo raggio di azione è parziale: si tratterebbe, in buona sostanza, di ampliarla. Un fronte che vede d’accordo anche alcuni esponenti Pd, tra cui l’ex presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia che sarebbe pronto a presentare una modifica analoga. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia