Trasformista, dinamica, multiforme, sempre al passo con i tempi: la criminalità organizzata rischia di riuscire a lucrare persino sulla crisi economica e di uscire...
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L'allarme lo lancia Luigi Cuomo, presidente nazionale di Sos Impresa che, sulla base delle denunce arrivate agli sportelli dell'associazione su tutto il territorio nazionale, tira le somme: «Oggi le mafie non hanno più bisogno delle intimidazioni: basta offrire dei soldi agli imprenditori con l'acqua alla gola dopo il lockdown, e non trovano resistenze. Così, oggi acquistano una quota delle aziende e domani ne diventano i proprietari». A rischio sono i settori più appetibili - ristoranti, bar, strutture ricettive - che più di altri hanno subìto gli effetti negativi della chiusura forzata e non sanno ancora se e quando riusciranno a riprendersi. Naturale che il Salento, che negli ultimi anni ha vissuto un exploit dell'industria turistica, sia l'osservato speciale in una regione da allearme rosso: altissimo il pericolo di rimanere invischiati in un meccanismo perverso che si configura anche come concorrenza sleale verso le aziende che provano a tirare avanti senza aiutini, e quindi doppiamente dannoso. Un allarme lanciato di recente anche da Coldiretti, che aveva parlato di 5mila imprese legate alla ristorazione e all'agroalimentare in mano alla criminalità, con 219 confische in Puglia.
Che qualcosa di poco chiaro stia accadendo lo dicono l'allerta lanciata dal ministero dell'Interno alle prefetture, ma anche i dati della Consulta nazionale antiusura che, a fronte di una diminuzione di ogni tipo di reato durante il lockdown, registra un aumento del 10% dell'usura. Percentuale che, in Puglia, sale al 15%. «In realtà - sottolinea Cuomo - questo fenomeno è ancora più subdolo dell'usura, perché la richiesta di entrare in società o acquisire un'azienda, versando subito il denaro contante, di per sé non è un reato. Anzi, è un'offerta che va incontro alle aspettative degli imprenditori, di fronte ai presti delle banche che tardano e agli aiuti statali che sono bloccati dalla burocrazia».
Ed ecco perché, da parte degli imprenditori, c'è sempre più ritrosia nel denunciare queste offerte sospette. «L'imprenditore che cede- spiega Cuomo - magari per non licenziare o per non chiudere, lo fa in silenzio. Spesso manca la consapevolezza della gravità della cosa, può apparire una via di fuga di fronte al default».
L'assalto è partito, il rischio è dietro l'angolo, ma il tessuto imprenditoriale deve trovare gli anticorpi per debellare questo nemico più mortale del virus. «Gli imprenditori - suggerisce Cuomo - non si devono mai isolare, mai rimanere mai da soli. Devono confrontarsi con i colleghi fidati e chiedere aiuto quando necessario. Occorre andare oltre l'effimera opportunità che gli viene prospettate e cercare soluzioni che guardino in prospettiva ma anche in larghezza. Le procure faranno il resto, indagando sulla provenienza di quel denaro, che è denaro sporco». Ma anche le istituzioni e il governo devono fare la loro parte, perché la mafia arriva laddove trova spazi vuoti. «Le misure di sostegno alle imprese, già promesse - conclude Cuomo - devono arrivare in fretta, perché i ritardi sono un ulteriore elemento di scoraggiamento per quelle imprese che potrebbero resistere. e poi ci vuole un patto di solidarietà tra cittadini e imprese, proprio come quello che ci ha permesso di chiudere tutto per superare il picco della pandemia».
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Quotidiano Di Puglia